Se è vero che la Dichiarazione di New York siglata ieri, 19 settembre, nel vertice Onu al Palazzo di Vetro è «un passo importante verso la governance globale delle migrazioni e dello sviluppo», è anche vero che c’è un preoccupante «divario» tra «queste dichiarazioni e le politiche e le pratiche attuali sul terreno». La denuncia arriva da Caritas Internationalis e Servizio dei Gesuiti per i rifugiati (Jrs), che in un documento congiunto diffuso oggi chiedono invece all’Onu «reali cambiamenti a beneficio dei migranti e dei rifugiati a garanzia della loro protezione, sicurezza e dignità».

I due organismi cattolici riconoscono al documento sul quale si sono accordati i leader del mondo il merito di mettere l’accento sul «rispetto dei diritti di tutti i migranti e la condivisione della responsabilità nell’accoglienza dei rifugiati». Ma non basta. Per questo ai Paesi Onu chiedono anzitutto che la priorità sia «rispondere ai bisogni primari di protezione e garantire il pieno rispetto delle leggi internazionali» e «non costruire muri, chiudere le frontiere e violare le leggi». Ancora, chiedono che si affrontino «le cause profonde della migrazione forzata» affinché la migrazione diventi sicura e volontaria; che non si usino i fondi destinati al sostegno allo sviluppo per pagare i costi dei rifugiati accolti, che si controlli la lista dei cosiddetti “Paesi sicuri” dove i rifugiati vengono rimpatriati e che si condividano maggiormente le responsabilità dell’accoglienza.

Un appello particolare poi riguarda la difesa dei minori e l’impegno nella lotta al traffico e allo sfruttamento sessuale, così come al razzismo e alla xenofobia, con politiche per l’integrazione che coinvolgano le comunità che accolgono.

20 settembre 2016