Migranti: soccorso da Emergency un gommone in difficoltà

La Life Support ha salvato 34 persone nelle acque internazionali della zona Sar libica. Tornata in mare la ResQ, mentre Msf chiude le operazioni nel Mediterraneo centrale

La Life Support di Emergency ha concluso ieri mattina, 12 dicembre, un’operazione di soccorso di un’imbarcazione in difficoltà nelle acque internazionali della zona Sar libica, portando in salvo complessivamente 34 persone, tra cui un minore non accompagnato. Prima del soccorso, intorno all’1 di notte, due imbarcazioni, una con luci accese e una spente, si erano avvicinate alla Life Support e tramite contatto radio avevano intimato alla nave di ricerca e soccorso di Emergency di lasciare le acque Sar libiche. Una delle due imbarcazioni ha poi continuato a sorvegliare la Life Support fino alle 4.30 del mattino. Presente nella stessa area in cui si trovava la nave di Emergency, all’incirca dalle 8, anche un’imbarcazione del gruppo libico Stability Support Apparatus, che non è entrata in contatto con l’equipaggio.

A raccontare i fatti è Jonathan Naní la Terra, Sar Team Leader della Life Support di Emergency. «Alle 12 circa abbiamo completato il soccorso di un gommone in difficoltà, sovraffollato e con 34 persone a bordo – riferisce -. Il nostro team di soccorso ha distribuito rapidamente a tutti i giubbotti salvagente e portato i 34 naufraghi al sicuro a bordo della Life Support, dove sono stati fatti anche i primi controlli medici sulle loro condizioni di salute». Nella notte precedente «la nostra nave è stata avvicinata da due piccole imbarcazioni non identificate che ci hanno intimato di lasciare la zona Sar libica, dove siamo tuttora e dove stiamo verificando se ci sono altre barche in pericolo».

Le persone soccorse hanno riferito di essere partite alle 23 di mercoledì 11 dicembre da Zwara, in Libia. I naufraghi provengono da Sudan e Pakistan, Paesi devastati da conflitti armati, instabilità politica, povertà e crisi climatica. Dopo aver completato il soccorso e aver informato le autorità competenti, alla Life Support è stato assegnato il Pos (Place of safety) di Ancona. La Life Support si è inoltre messa a disposizione per eventuali ulteriori interventi e il Maritime Rescue Coordination Centre (MRCC) ha autorizzato a ritardare l’arrivo in porto. La Life Support, con un equipaggio composto da marittimi, medici, infermieri, mediatori e soccorritori, sta compiendo la sua 28ª missione nel Mediterraneo centrale, operando in questa regione dal dicembre 2022. Durante questo periodo, ha soccorso in tutto 2.451 persone.

Nel frattempo è tornata in mare per soccorrere e assistere quanti ogni giorno rischiano la propria vita la nave di ResQ – People Saving People. Ha lasciato il porto di Augusta (Siracusa), mentre una delegazione incontrava in udienza Papa Francesco, informano in una nota. «La nostra missione è chiara: offrire soccorso a chi si trova in difficoltà nel Mediterraneo centrale, salvando vite umane e portando solidarietà laddove prevalgono il silenzio e l’indifferenza. Per noi – dichiara Luciano Scalettari, presidente di ResQ-People Saving People – non ci sono persone “di scarto” ma esseri umani, la cui vita conta. Sappiamo che il Mediterraneo continua a essere la rotta più letale del mondo e non possiamo rimanere a guardare mentre uomini, donne e bambini rischiano la vita su imbarcazioni insicure, affrontando pericoli insormontabili».

Guardando all’impegno dell’organizzazione, alla scelta di «non restare indifferenti», il pontefice ha sottolineato che «davanti alla vastità e alla complessità del fenomeno migratorio, le autorità civili non sempre riescono a farvi fronte pienamente secondo le loro responsabilità. Ben venga allora – ha continuato – l’azione di coloro che non si limitano a osservare le cose, criticando da lontano, ma si mettono in gioco, offrendo un po’ del loro tempo, del loro ingegno e delle loro risorse per alleviare le sofferenze dei migranti, per salvarli, accoglierli e integrarli. Questa generosità, questa operosità è in sintonia con il Vangelo, che invita a fare del bene a tutti e in modo speciale agli ultimi, ai più poveri, ai più abbandonati, ai malati, alle persone in pericolo. Cari amici, care amiche, andate avanti!», ha concluso.

Conclude invece le sue operazioni nel Mediterraneo centrale la Geo Barents, nave di ricerca e soccorso di Medici senza frontiere (Msf), che dal giugno 2021 ha soccorso oltre 12.675 persone in 190 operazioni di salvataggio, «per colpa di leggi assurde e insensate, dal decreto Piantedosi del gennaio 2023 al suo inasprimento del dicembre 2024». Msf, annunciano, tornerà in mare il prima possibile per salvare vite nel Mediterraneo centrale, dove oltre 31mila persone sono morte o disperse dal 2014, e conferma il suo impegno per assistere le persone in movimento in una delle rotte migratorie più letali al mondo. «Torneremo anche per testimoniare e denunciare le violazioni commesse contro le persone migranti dall’Italia, dagli Stati membri dell’Unione europea da altri attori», afferma Juan Matias Gil, capomissione di Msf per la ricerca e il soccorso in mare.

Negli ultimi 2 anni la Geo Barents ha subito 4 sanzioni da parte delle autorità italiane, per un totale di 160 giorni in cui è stata sottoposta a fermo amministrativo, per aver semplicemente adempiuto al dovere umanitario e legale di salvare vite in mare. «La prassi delle autorità italiane di assegnare porti lontani, spesso al nord, per lo sbarco delle persone soccorse in mare, ha ulteriormente minato la capacità della Geo Barents di soccorrere vite in mare e di essere presente dove è più necessario – spiegano dall’organizzazione -. Dall’entrata in vigore del decreto Piantedosi, la Geo Barents ha trascorso metà dell’anno navigando da e verso porti lontani invece di assistere le persone in difficoltà».

Lo chiarisce Margot Bernard, coordinatrice del progetto di Msf. «Invece di utilizzare la capacità di soccorso delle navi umanitarie, le autorità italiane ne hanno minato l’operatività – dichiara -. Le leggi e le politiche italiane esprimono un vero e proprio disprezzo per le vite delle persone che attraversano il Mediterraneo. Le storie di decine di migliaia di sopravvissuti riecheggiano ovunque sulla nostra nave, i bambini hanno mosso i primi passi su questi ponti, le persone hanno pianto i loro cari. Quando le politiche europee di deterrenza causano così tanta sofferenza e costano così tante vite, abbiamo il dovere di insistere a favore dell’umanità».

13 dicembre 2024