Migranti, sgomberato nuovamente il palazzo di via Vannina

L’intervento della polizia nella mattina del 21 marzo. Lucia Ercoli (Medicina solidale): «La nostra città, sempre più alla deriva, ormai incapace di accogliere con un piano organico le persone in stato di fragilità»

Circa 100 persone, per lo più provenienti da Gambia e Nigeria, sono state “sgomberate” questa mattina, 21 marzo, dal palazzo occupato di via Vannina, nel quadrante est della Capitale, una parallela sterrata della Tiburtina compresa tra Tor Cervara e il Grande raccordo anulare, e portate in questura per l’identificazione. L’immobile è stato quindi bonificato e gli agenti di polizia intervenuti sul posto hanno montato del filo spinato sulle inferriate, per evitare una nuova occupazione, come già successo dopo lo sgombero del giugno scorso.

Le associazioni intervenute sul posto, da Alterego ad A buon diritto, sottolineano che «ancora una volta si assiste a uno sgombero senza alternative». Molte delle persone allontanate, spiegano i volontari di Alterego, hanno fatto ricorso a seguito del no della commissione che ha esaminato le loro richieste di protezione internazionale. Eppure per loro, denunciano le associazioni, non è intervenuto nemmeno un assistente della sala operativa sociale. «Noi – spiega Federica Borlizzi di Alterego – li stiamo aiutando nella procedura di regolarizzazione, resa difficile dal fatto che in questo momento la questura di Roma rifiuta la residenza fittizia via Modesta Valenti».

Quello che si teme ora è un esodo verso un’altra occupazione abitativa, come avvenuto per piazza Indipendenza. Per Lucia Ercoli, direttore di Medicina solidale, «lo sgombero avvenuto oggi dimostra ancora una volta come la nostra città, che è sempre più alla deriva, sia ormai incapace di accogliere con un piano organico le persone immigrate o in stato di fragilità». Dopo gli sgomberi di piazza Santi Apostoli e via Curtatore, aggiunge, «abbiamo ritrovato le stesse perone disperse nelle tante occupazioni o nei campi improvvisati che caratterizzano ormai la Capitale. Il sistema degli sgomberi – conclude – senza un piano reale provoca solo lo spostamento di tante persone – uomini, donne e bambini – in nuovi luoghi della disperazione ai margini della città. Così si creano nuovi ghetti senza risolvere nulla».

21 marzo 2018