Migranti, Save the Children: timore per la chiusura dell’Europa agli afgani

Per l’organizzazione la chiusura della frontiera greco-macedone viola il diritto internazionale. «I Paesi Ue devono dare risposta unitaria alla crisi»

Per l’organizzazione la chiusura della frontiera greco-macedone viola il diritto internazionale. «I Paesi Ue devono dare risposta unitaria alla crisi»

«Siamo molto preoccupati per le recente decisione dell’Europa di chiudere le proprie porte ai rifugiati afgani, specialmente in questo periodo in cui il numero delle vittime civili in Afghanistan ha raggiunto livelli altissimi». Goran Bilic, responsabile del team di Save te Children per la risposta all’emergenza nell’area balcanica, commenta la notizia della chiusura delle frontiere tra Macedonia e Grecia ai rifugiati afgani, dove l’organizzazione sta operando a sostegno dei minori migranti e che sta creando grande tensione in questi giorni. E ricorda che «nel solo 2015 un quarto dei civili che hanno perso la vita nel conflitto erano bambini».  Per Bilic, «dividere rifugiati e migranti alle frontiere sulla base della sola nazionalità viola il diritto internazionale e nega alle persone il diritto di essere ascoltate e di sentir prese in considerazione le loro istanze  individuali da parte di valutatori esperti».

Il responsabile di Save the Children spiega che «molti degli afgani si trovano in questo momento in condizioni sempre più precarie, con poche risorse finanziarie a disposizione e bloccati in zone di confine dove mancano strutture e servizi adeguati a ospitare un numero così grande di persone». Nel 2015 i minori afgani erano il maggior numero dei minori migranti non accompagnati. «Ancora una volta le politiche di deterrenza dell’Europa aggiungono soltanto ostacoli, pericoli e incertezze al viaggio che i i più vulnerabili, ovvero i bambini, devono affrontare. Più le possibilità di viaggiare in sicurezza verranno limitate, più  i minori si vedranno costretti a rivolgersi a sfruttatori e a intraprendere percorsi illegali e pericolosi, aumentando così il rischio che diventino vittime di violenza e sfruttamento».

L’appello ai Paesi dell’Unione Europea allora è a«fornire una risposta unitaria alla crisi, assicurando percorsi sicuri e legali per raggiungere l’Europa, sostenendo i bisogni umanitari delle persone che si trovano all’interno dei loro confini e affrontando le cause più profonde che sono alla base della crisi. Solo in questo modo i bambini più vulnerabili e le loro famiglie potranno essere protetti».

23 febbraio 2016