Migranti, quando l’emergenza lascia il posto alla precarietà

Presentato al Teatro Argentina il rapporto 2019 del Centro Astalli. Il presidente Cei Bassetti: «L'attuale decreto immigrazione è insufficiente e necessita di essere rivisto e integrato»

Nel 2018 nel mondo sono stati oltre 68 milioni i richiedenti asilo e i rifugiati; in particolare, attraverso il Mediterraneo sono giunte in Europa circa 116mila persone; di queste, più di 23mila sono sbarcate in Italia, dove si è registrata una riduzione degli arrivi di circa il 90%. Sono alcuni dei dati emersi questa mattina, 4 aprile, nel corso della presentazione del 18° rapporto annuale del Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati, che ha avuto luogo al Teatro di largo di Torre Argentina. «Nelle nostre diverse sedi territoriali – ha illustrato il presidente padre Camillo Ripamonti – abbiamo accompagnato circa 25mila persone, 12mila solo a Roma, distribuendo oltre 54mila pasti grazie al contributo di quasi 600 volontari».Se l’emergenza sbarchi «può certamente dirsi conclusa – ha continuato il religioso – purtroppo il sistema di protezione italiano continua a non essere in grado di rispondere efficacemente ai bisogni delle persone e il rapporto annuale mostra la difficoltà che tanti rifugiati hanno incontrato», a motivo dei mutamenti sociali e legislativi di un Paese che «fa fatica a dare la dovuta assistenza a chi, in fuga da guerre e persecuzioni, cerca di giungere in Italia».

L’accoglienza e la «custodia dell’altro, che in senso cristiano è nostro fratello», sono i concetti posti al centro della riflessione del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana. «La dottrina sociale della Chiesa pone in luce i diritti fondamentali dell’uomo – ha affermato il porporato – e tra questi quello di restare e di partire laddove viva una situazione di guerra o persecuzione» e, quindi, «il dovere di accogliere chi scappa» perché «i muri e le chiusure non possono e non devono fermare la fuga né escludere il diverso, quello contro cui si tende a riversare la paura. Per questo c’è tanto bisogno di una pedagogia della carità». In conclusione, Bassetti ha sostenuto che «l’attuale decreto sull’immigrazione è insufficiente e necessita di essere rivisto e integrato», auspicando «percorsi di integrazione e di vera inclusione non solo nelle situazioni di emergenza ma con continuità, unendo le forze delle istituzioni, della Chiesa e di tutte le persone di buona volontà». Al contrario, ha detto rispondendo alle domande dei giornalisti a margine della presentazione, «creare una mentalità che vede nell’altro sempre il nemico vuol dire, in senso cristiano, uccidere la propria anima. E io non voglio farlo».

Un invito e un impegno, quelli indicati da Bassetti, raccolti e portati avanti dal Centro Astalli «con tre atteggiamenti fondamentali per abitare un contesto culturale in cambiamento – ha sottolineato Ripamonti -: la concretezza che nasce dall’incontro con le persone, in un clima che da impaurito si è fatto sempre più ostile»; ancora, «il coraggio delle scelte per continuare a collaborare all’integrazione» che i recenti cambi operati dalla legislazione, il decreto sicurezza in primis, «rendono più difficile e precaria», laddove il clima civile «ha fatto sempre più dei migranti il capro espiatorio». Nello specifico, il presidente del Centro Astalli ha sottolineato «l’importanza, per la città di Roma, del cammino delle comunità di ospitalità in collaborazione con gli istituti religiosi: 29 congregazioni hanno collaborato con noi, ospitando in totale 143 persone, 16 famiglie e 88 singoli». Come ultimo punto, Ripamonti ha evidenziato il ruolo importante «della creatività e della fantasia nell’agire sociale per unire nella solidarietà il nostro Paese e per raccontare un’altra emigrazione».

Ad arricchire la pubblicazione di quest’anno, un inserto fotografico dedicato al lavoro quotidiano della Rete territoriale del Centro Astalli, attivo in sette città italiane – Roma, Palermo, Catania, Trento, Grumo Nevano in provincia di Napoli  Vicenza e Padova -: un racconto fatto di volti, incontri e luoghi che parla di accoglienza e integrazione, valorizzato dai commenti di Liliana Segre, Simonetta Agnello Hornby e padre Federico Lombardi.

4 aprile 2019