Migranti: nuovo naufragio al largo della Libia

Almeno 57 i morti. Tra i dispersi, 20 donne e 2 neonati. Il gommone era partito nella tarda serata del 25 luglio. Il Centro Astalli: «Garantire diritti e protezione umana»

Dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) arriva la notizia di un’altra tragedia nel Mediterraneo: un naufragio, al largo di Khums, in Libia, che avrebbe provocato almeno 57 morti. 18 i sopravvissuti mentre tra i dispersi si contano 20 donne e due neonati. L’Oim sta ancora raccogliendo i dettagli dallo staff presente in Libia, aggiornando via Twitter. A quanto si apprende, il gommone è partito alle 23 di domenica sera, 25 luglio; dopo 2 ore si è fermato, iniziando a sgonfiarsi. Il panico scatenato a bordo ha causato la caduta in acqua di diverse persone.

Con i dati di questo naufragio, si avvicina a mille la stima dei morti nel Mediterraneo centrale: nel 2021 se ne contano più di 980. L’anno scorso a fine luglio erano 272. Circa 18mila, sempre nel 2021, i migranti intercettati e ricondotti in Libia, dove sono esposti al rischio di abusi e violenze. Per il portavoce dell’Oim Flavio Di Giacomo, «non bisogna più esitare»: l’esortazione è a «fare di tutto per rafforzare il sistema di pattugliamento in mare. Da subito. C’è bisogno di più navi europee in mare: la presenza della Geo Barents è una buona notizia», conclude, riferendosi alla nave di Medici senza frontiere.

Profondo cordoglio per queste nuove vittime dei viaggi della speranza arriva dal Centro Astalli. «Siamo addolorati per la morte tragica di queste persone in fuga dalla Libia e dai loro Paesi di origine – afferma il presidente, padre Camillo Ripamonti -. Risulta insopportabile l’immobilismo e l’indifferenza dei governi europei e delle istituzioni comunitarie, che davanti all’aumento considerevole di vittime nell’ultimo anno non ritengono urgente e prioritario attivare le misure necessarie per porre fine all’ecatombe di migranti».

L’esortazione della struttura dei Gesuiti è, ancora una volta, ad «attivare immediatamente un’operazione in mare di ricerca e soccorso con finalità esclusivamente umanitarie», interrompendo i finanziamenti alla Libia «per destinarli a politiche che consentano finalmente una migrazione legale e sicura». Ancora, è urgente, per il Centro Astalli, «aprire vie legali di ingresso per i migranti che vogliono arrivare in Europa. Oggi – osservano – non c’è alternativa al traffico di essere umani. I canali umanitari e i programmi di resettlement esistenti hanno ampiamente dimostrato, per numeri relativamente contenuti, che sono una strada percorribile e razionale per gestire i flussi migratori. Ora  – osservano – l’Unione europea deve attivare politiche di ingresso strutturali e per numeri significativi di migranti da ripartire equamente tra gli Stati membri, superando finalmente il datato Regolamento di Dublino».

L’ultima richiesta è rivolta direttamente al Parlamento italiano: «Discutere e approvare in tempi rapidi la proposta di legge Ero straniero. L’umanità che fa bene, sostenuta da una larga parte della società civile che chiede da tempo e senza sosta di investire in diritti e dignità dei migranti». Padre Ripamonti non ha dubbi: «Restare a guardare condanna a morte molte persone. Chiediamo a istituzioni nazionali e sovranazionali di riappropriarsi del proprio compito principale: garantire diritti e promozione umana attraverso il rispetto della vita e della libertà di ogni essere umano».

27 luglio 2021