Migranti: nel 2022 protezione temporanea in Europa per 4,2 milioni di ucraini

Il dato nel report di Save the Children, che auspica la stessa volontà politica per gli altri bambini e famiglie in fuga da conflitti e violenza lungo le rotte più pericolose

4,2 milioni di rifugiati ucraini hanno ottenuto protezione temporanea in Europa, nel 2022. In gran parte donne e bambini, spinti a cercare sicurezza lontano da casa. È il dato messo in luce da Save the Children nel nuovo report diffuso ieri, 14 febbraio, dal titolo “Safe for some“. A renderlo possibile, una volontà politica condivisa. «L’Europa e gli Stati membri – osservano dall’organizzazione –  hanno dimostrato in questo caso, concretamente, che è possibile predisporre e gestire, anche in larga scala, l’accoglienza e la protezione di chi fugge da una situazione di pericolo grave se c’è la volontà politica di farlo». Al contrario, per tutti gli altri bambini e famiglie che cercano un futuro sicuro in Europa lungo le rotte migratorie più pericolose Save the Children denuncia la «durezza e della violenza delle misure di controllo alle frontiere», oltre agli ostacoli nell’accesso alla protezione.

Su questa base, l’organizzazione – che dall’inizio dell’escalation del conflitto ha assistito i bambini rifugiati ucraini in 13 paesi europei e dal 2015 sostiene i minori rifugiati provenienti da altri conflitti o crisi umanitarie nelle zone di frontiera e all’interno dei Paesi europei – sottolinea nel rapporto la gravità delle condizioni affrontate dai migranti che cercano di raggiungere la salvezza in Europa attraverso le rotte del Mediterrano o dei Balcani. L’impegno dell’Unione «dovrebbe essere quello di garantire vie sicure e legali di accesso alle persone che fuggono da conflitti, violenze o povertà estrema, in particolare alle bambine, ai bambini e alle loro famiglie,  ma non essendoci modi sicuri e legali per i minori di raggiungere l’Europa e chiedere asilo, il 90% dei rifugiati a cui è stata concessa protezione nei Paesi europei è stato costretto a utilizzare percorsi insicuri attraverso terra e mare».

E dell’insicurezza raccontano i dati. Il nuovo rapporto rileva che dal 2019 più di 8mila persone su circa mezzo milione sono morte o disperse sulle rotte del Mediterraneo verso l’Europa e tra coloro che sono arrivati in Europa il 20% era costituito da bambini. Nell’analisi di Save the Children, le misure dure e drastiche  adottate dall’Ue e dai Paesi membri, determinati a impedire ai rifugiati di entrare nel loro territorio e a “respingere” illegalmente il loro tentativo, sono state fra le cause della morte di bambini e famiglie in cerca di salvezza. L’accoglienza e la protezione che l’Europa ha saputo mettere in campo con i rifugiati ucraini ha dimostrato però che queste morti e maltrattamenti non erano e non sono inevitabili. Le persone in fuga dall’Ucraina infatti  hanno potuto contare su un accesso rapido e semplice alla protezione e la possibilità di trasferirsi dove ci sono membri della famiglia o dove possono accedere all’istruzione scolastica. «I governi europei – sottolineano dall’organizzazione – hanno compiuto notevoli sforzi per garantire ai bambini e alle famiglie ucraine l’accesso all’alloggio, all’istruzione e alle cure mediche ai sensi della Direttiva sulla Protezione Temporanea, e questo per un numero di persone quasi doppio rispetto a quello dei richiedenti asilo che hanno presentato domanda nel 2015 e nel 2016, quando c’è stato un forte aumento degli arrivi di rifugiati soprattutto dalla Siria».

Si tratta, insomma, di un «doppio standard». Nelle parole di Daniel Gorevan, Senior Advocacy Advisor di Save the Children, «la risposta a quella crisi è stata sicuramente disfunzionale e anche crudele. Ha introdotto e rafforzato misure che continuano a limitare la possibilità dei minori di chiedere asilo nell’Ue, per contenere coloro che sono arrivati e dissuadere altri dal venire. Non è necessario che sia così – aggiunge -. L’ampia accoglienza alle famiglie ucraine dimostra che i Paesi europei possono lavorare insieme per proteggere i bambini traumatizzati e vulnerabili in fuga dalla guerra. Un nuovo approccio europeo, che metta i diritti di tutti i bambini al centro delle politiche di asilo, è possibile».

Non mancano, nel rapporto, testimonianze dirette delle violenze subite da bambini, bambine e adolescenti nei loro viaggi. Alcuni sono stati denudati, mentre altri sono stati costretti a stare in piedi al freddo o subire scosse elettriche. Gli autori delle  violenze sono più spesso guardie di frontiera, ma anche trafficanti o sfruttatori a cui i bambini e le loro famiglie fanno affidamento, poiché tutte le vie sicure e legali verso la salvezza sono state chiuse. Come è successo ad Abbas, 10 anni, arrivato in Grecia dopo essere fuggito dalla Sira. «Era molto difficile. Abbiamo camminato per ore nei boschi, senza cibo né acqua, stavamo solo camminando e pregando che tutto andasse bene – racconta -. Ma cento  metri prima della stazione di polizia siamo stati caricati su un furgone. Lì sono crollato, non stavo bene. La polizia ci ha chiesto di denudarci e io mi sono rifiutato di togliermi tutto». La mamma, Samah, 33 anni, aggiunge: «Ci hanno riportato al fiume e lì avevano delle barche davvero fragili. Non vedevamo più niente e io non riuscivo più a vedere Abbas. Non sapevo dove fosse e stavo urlando agli uomini mascherati che non sarei andata da nessuna parte senza mio figlio. Dall’altra parte del fiume – ricorda – vedevamo tra gli alberi un uomo con un fucile».

Le restrizioni al movimento tra gli Stati, rilevano ancora da Save the Children, «si traducono in un forte limite nelle opzioni a disposizione dei bambini rifugiati e delle loro famiglie per spostarsi da un Paese all’altro, incluso il ricongiungimento con i familiari che, in alcuni Paesi europei, può richiedere molti anni e aumenta il rischio di tratta e sfruttamento dei minori che tentano di raggiungere le famiglie da soli. Inoltre – proseguono -, la richiesta di asilo può essere fatta solo in un numero ristretto di luoghi e spesso i richiedenti vengono detenuti in condizioni disumane o al di sotto degli standard minimi previsti». Per Gorevan, la risposta europea ai rifugiati dall’Ucraina può e deve stabilire lo standard di riferimento per il futuro. «L’Ue – evidenzia – sta negoziando il Patto sull’asilo e la migrazione, e ha l’opportunità e l’obbligo di mettere al centro i diritti dei bambini. A tutti i minori in fuga dai conflitti devono essere offerti percorsi sicuri e legali per la sicurezza, la protezione e il sostegno per ricostruire le loro vite».

15 febbraio 2023