Migranti: «L’Europa non può voltare le spalle»

Morte in mare di 6 siriani. Migrantes: «Il Mediterraneo torna a essere una tomba». Forti (Caritas italiana): «Insopportabile e assurdo». Sant’Egidio: «Salvare in mare»

All’indomani dello sbarco a Pozzallo dei migranti in fuga dalla Siria soccorsi dalla Guardia costiera italiana, dopo un viaggio che è costato la vita a 6 persone, tra cui 2 bambini di 1 e 2 anni e un 12enne, si susseguono le reazioni. «Il Mediterraneo torna a essere una tomba, un cimitero, questa volta di due bambini in fuga annegati, insieme a un giovane e a tre adulti – affermano dalla Fondazione Migrantes -. Erano siriani e nessuno può negare che avevano diritto alla protezione internazionale. Non sappiamo ancora se esiste un legame familiare tra queste persone». Si tratta, in ogni caso, di immagini drammatiche, che «chiedono un rinnovato impegno e non un blocco delle azioni di salvataggio in mare – si legge nella nota della fondazione Cei -; chiedono un’azione congiunta tra le navi di soccorso delle ong e le navi e gli aerei militari dei Paesi europei; chiedono un’azione europea in Libia per prevedere canali umanitari e legali per chi abbia diritto a una forma di protezione internazionale. Troppe parole si spendono mentre troppi morti si accumulano in fondo al mare».

L’auspicio di Migrantes è duplice: «Un permesso di protezione internazionale per i 26 sopravvissuti» e «un rinnovato impegno politico e civile a favore di chi chiede e ha diritto a una protezione internazionale, perché questo diritto non finisca in fondo al mare, negato, con nuove vittime innocenti. Una democrazia – rilevano – non può accettare che diritti fondamentali, come il diritto d’asilo, siano calpestati e ignorati». Anche la Comunità di Sant’Egidio chiama in causa la comunità internazionale. L’Europa, in particolare, che «non può voltare le spalle di fronte a migranti che muoiono di fame e di sete, far finta di niente, accettare questi eventi come “normali”, quasi un prezzo da pagare per continuare a illudersi che il problema non riguardi anche noi».

L’invito, al contrario, è ad «agire con urgenza: salvare, prima di tutto, in mare, senza rimpallarsi accuse tra Stati sul controllo delle acque territoriali. Ma anche trovare soluzioni, che riguardano il modello dei corridoi umanitari (che mette insieme l’accoglienza con l’integrazione), quote di reinsediamento per i profughi richiedenti asilo e ingressi regolari per motivi di lavoro (di cui l’economia italiana ha estremante bisogno). Stare a guardare non solo è colpevole – proseguono – ma nuoce a tutti perché divora il futuro del nostro continente, che crediamo possa e debba trovare le energie per reagire a tanta disumanità». Le tragedie del mare «sono tutte terribili ma non sono tutte uguali – evidenziano ancora da Sant’Egidio -. Quelle di questi giorni, con la morte di alcuni bambini e dei loro genitori per fame e sete, raccontano di una vera e propria tortura subita da vittime innocenti di situazioni insostenibili che costringono alla fuga dal proprio Paese: le guerre, i disastri ambientali, il terrorismo, la negazione di un futuro vivibile. Sempre peggio perché i viaggi sono sempre più difficili e rischiosi, le rotte più lunghe e complicate per sperare di sopravvivere. Quella che impone ai migranti che partono dal Libano di puntare verso la lontanissima Italia, perché i confini europei più vicini a loro sono off limits, è inaccettabile», concludono.

Raggiunto dall’Agenzia Sir, Oliviero Forti, per Caritas italiana, elenca alcune soluzioni possibili per evitare ulteriori morti nel Mediterraneo e rendere l’accoglienza dignitosa. A cominciare da un dispositivo di ricerca e soccorso in mare, continuando con l’evitare ritardi eccessivi nell’assegnare i porti; ristrutturare l’hot spot di Lampedusa per adeguarlo ai numeri e prevedere un sistema di trasferimento veloce verso altri porti; incentivare vie legali e sicure come quelle dei corridoi umanitari. Per Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana, «la modalità con cui sono morti questi bambini ha un tratto simbolico – afferma rispondendo alle domande del Sir -. Dà la dimensione di quello che sta accadendo: oggi, nel 2022, vedere nel Mediterraneo, alle porte dell’Europa, dei bambini che muoiono di sete e di stenti è qualcosa di insopportabile dal punto di vista emotivo e assurdo per l’assenza di risposte e diverse richieste di aiuto rimaste inascoltate».

13 settembre 2022