Migranti, la Grecia avvia esercitazioni militari al confine

L’iniziativa da ricollegare al respingimento degli irregolari che si riversano nel Paese. Msf: determinati a restare a Lesbo. Scalabriniani: l’Europa ricollochi i rifugiati

Esercitazioni militari delle forze di terra greche in zone di confine. Sono riprese in una serie di video di cui dà notizia il quotidiano greco Kathimerini, citando lo Hellenic National Defense General Staff (Geetha), reparto di terra delle Forze armate greche. L’iniziativa, spiegano, sarebbe da ricollegare al respingimento dei migranti irregolari che, dopo l’apertura delle frontiere stabilita dalla Turchia, si stanno riversando in Grecia e Bulgaria: le porte verso l’Europa. I video mostrano militari in assetto da guerra, impegnati in esercitazioni sia diurne che notturne, e in uno di questi si sentono spari, esplosi contro bersagli posti a pochi metri di distanza. Coinvolte in queste esercitazioni anche zone marittime, dalle quali i migranti arrivano su barchini e gommoni.

36mila al momento, stando ai dati della Turchia, i migranti che potrebbero cercare di entrare in Europa attraverso Grecia e Bulgaria. In risposta a questa situazione, Atene e Sofia hanno reagito rafforzando le guardie di frontiera. Il governo di Atene ha inoltre sospeso le domande d’asilo per tutto il mese di marzo. Una violazione dei diritti umanitari su cui richiamano l’attenzione le associazioni umanitarie, invitando al rispetto del principio di non respingimento sancito dal diritto internazionale. A questo si aggiungono poi le accuse a esercito e Guardia costiera di violenza contro i profughi, costretti a dormire all’aperto nel freddo dell’inverno o percossi. Denunciati poi casi di mancato soccorso di gommoni in mare.

Intanto Medici senza frontiere dichiara, via Twitter, di essere disposta a «rimanere a Lesbo e fornire assistenza ai richiedenti asilo intrappolati in condizioni disumane a Moria. Negli ultimi 2 giorni – ricordano – siamo stati costretti a sospendere le attività per l’aumento delle tensioni ma siamo pronti a riprenderle nei prossimi giorni». E sulla situazione ai confini dell’Europa orientale intervengono anche gli Scalabriniani: una tragedia, affermano, che «non può essere spenta e taciuta dalla vicenda del Covid-19 che, pur grave, è la sola ad occupare i media. Non si tratta – dichiara padre Mauro Lazzarato, superiore regionale dell’area Europa e Africa – di sommare tragedia a tragedia ma di spezzare il vortice del dolore che offusca il cuore dell’uomo e nella paura crea ulteriori steccati tra noi e loro. Non si possono tacere morti e condizioni di vita inumane causate dalla mano dell’uomo verso altri uomini».

Dando voce a quanti «non possono esprimerla», gli Scalabriniani denunciano che «una situazione politica internazionale che presiede a un conflitto innescato per egemonie territoriali sta generando da tempo ondate di spostamenti forzati di persone che né per terra né per mare riescono a trovare un approdo per scampare alla morte certa causata dai bombardamenti. Le tragiche immagini di respingimento di un gommone in mare – prosegue padre Lazzarato – sono solo l’ultima parte di una lunga serie di accadimenti che vedono altri morti in mare e nel campo profughi di Moria sull’isola di Lesbo, per annegamento e denso sovraffollamento». La richiesta all’Europa è di «istituire al più presto quanto è necessario per far fronte a questa emergenza per salvare vite umane in mare e in terra», chiudere gli «accordi ricattatori con la Turchia» e «riportare in sede Onu la vicenda della Siria».

Nelle parole del superiore regionale, anche una richiesta alla Chiesa italiana, «promotrice del dialogo tra le chiese del “Mediterraneo frontiera di Pace”: coordini quanto richiesto nell’appello di tre cardinali ai vescovi europei, cioè ricollocare in Europa i rifugiati di Lesbo. Nello spirito delle beatitudini evangeliche – conclude padre Lazzarato – siamo convinti che Dio darà il primo posto a quanti stanno subendo queste ingiustizie; purtroppo su questa terra gli stiamo rubando anche l’ultimo».

5 marzo 2020