Migranti, la dignità e la cultura

La Rete delle scuole di italiano nella regione. Oltre 10mila iscritti da 147 Paesi; 92 enti collegati. Tra le esperienze, la “Penny Wirton” fondata da Affinati

Sono 92, con oltre 130 sedi, gli enti collegati alla Rete Scuole migranti del Lazio, sostenuta dal Centro di servizio per il volontariato regionale. Offrono gratuitamente corsi e laboratori per insegnare l’italiano agli stranieri, registrando più di 10 mila iscritti complessivi, provenienti da 147 Paesi del mondo. Questi i dati raccolti dal Centro di ricerca sull’educazione interculturale e la formazione allo sviluppo dell’Università Roma Tre (Creifos) ed elaborati dall’Istituto di ricerche educative e formative (Iref). Dal rapporto si evince che quello messo in atto è un modello capillare e flessibile che sul territorio riesce ad intercettare esigenze diverse: quelle di chi è appena arrivato in Italia ma anche di chi è nel nostro Paese da più tempo e ha bisogno di migliorare la conoscenza della lingua; tanto di quei migranti che hanno alle spalle un percorso scolastico di alto livello (il 15%) quanto di chi è analfabeta o ha un livello di istruzione che non supera i quattro anni (10%).

centro asinitas torpignattaraLo studio presenta alcune esperienze attivate a Roma, dalla scuola di Trastevere fondata dalla Comunità di Sant’Egidio, la prima per numero di allievi (più di 3.200 all’anno), fino alle realtà periferiche come quella dei Centri interculturali Asinitas di Torpignattara, dove una delle scuole di lingua, il Centro Miguelin, è gestita da un gruppo di donne provenienti dal Bangladesh. A Casal Bertone, nei locali della Regione Lazio posti all’interno dell’ostello universitario, c’è invece la scuola Penny Wirton. Fondata nel 2008 dallo scrittore e docente Eraldo Affinati e dalla moglie Anna Luce Lenzi, organizza corsi bisettimanali con due ore di lezioni pomeridiane e una sessione mattutina. Punta molto sulla qualità della relazione con l’alunno, «per questo usiamo un approccio basato su lezioni individuali che privilegiano il rapporto diretto e personalizzato», dice l’autore dei manuali utilizzati nella sua scuola per l’insegnamento della lingua ai migranti oltre che di “Via dalla pazza classe. Educare per vivere”. «Il mio ultimo libro dedicato a queste esperienza di volontariato che conta ormai una cinquantina di associazioni, sparse in tutta Italia, che si rifanno al nostro stile educativo».

scuola penny wirtonIl nome della scuola, che vuole indicare la possibilità di un riscatto per ciascuno, richiama il titolo di un romanzo per ragazzi di Silvio D’Arzo, “Penny Wirton e sua madre”, che ha come protagonista un bambino povero e disprezzato, orfano di padre, che dopo una serie di prove conquista con fatica la propria dignità, grazie anche all’aiuto del supplente della scuola del villaggio. «In questo anno scolastico sono coinvolti nelle fasi di insegnamento diretto circa 210 tra volontari e studenti impegnati in percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento al lavoro provenienti dai licei Mamiani, Francesco D’Assisi, Albertelli, Tasso, Augusto, Newton e Giulio Cesare – dice ancora Affinati -; ad oggi sono state erogate complessivamente circa 5.500 ore di lezioni individuali a 371 alunni provenienti da 54 Paesi».

Conta invece 1.500 iscritti la scuola gestita da più di 30 anni dalla Casa dei Diritti Sociali, a via Giolitti, che alla didattica frontale – con 51 lezioni a settimana tenute da 70 volontari – unisce quella esperienziale, attivando cineforum, passeggiate per la città, visite guidate a mostre e musei. Attivi anche laboratori pratici come quello di taglio e cucito e «quello teatrale – spiega il coordinatore della scuola Augusto Venanzetti – che prevede cinque mesi di prove con tre serate di spettacolo finale al Teatro Belli e che, più di tutto, cambia la sfera relazionale e si rivela quasi terapeutico per lavorare sul recupero identitario dei migranti». La scuola è aperta anche nei mesi estivi e organizza anche corsi mirati per persone anziane e analfabete. Venanzetti sottolinea, in linea con le criticità evidenziate dal rapporto del Creifos rispetto ad esempio a una maggiore sinergia richiesta ai Centri provinciali per l’istruzione per adulti, che «negli anni passati la collaborazione con gli enti pubblici era maggiore» e come «per i migranti in generale frequentare regolarmente i corsi sia faticoso, a causa del lavoro precario e con orari pesanti». Per questo il sistema del volontariato, «più flessibile, con frequenza libera e orari diversificati – sostiene il coordinatore -, nonché con metodi pedagogici e strategie sociali mirati, appare per oltre il 60% degli stranieri iscritti a un corso di lingua italiana la scelta più adatta».

9 marzo 2020