Migranti, istituzioni e società civile: incontrarsi in un Pasto

Nella Giornata mondiale del rifugiato, nella mensa della Caritas di Roma “Il Pasto dell’incontro”, all’interno della campagna “Share the journey”. Le testimonianze dei rifugiati e delle famiglie che li hanno accolti

Cento commensali seduti attorno a 25 tavoli per scambiarsi esperienze, storie di vita, sogni e progetti futuri. Migranti, rifugiati, volontari, personalità ecclesiastiche, istituzionali e politiche si sono date appuntamento oggi, martedì 19 giugno, alla mensa “San Giovanni Paolo II” della Caritas diocesana di Roma per “Il Pasto dell’incontro”, momento conviviale che rientra nella campagna di sensibilizzazione “Share the Journey” promossa da Caritas Internationalis e lanciata da Papa Francesco il 27 settembre scorso. Per una settimana, dal 17 al 24 giugno, in tutto il mondo si tengono “pasti condivisi” in occasione della Giornata mondiale del rifugiato istituita dall’assemblea generale delle Nazioni Unite e celebrata il 20 giugno di ogni anno. La campagna promuove il dialogo e la condivisione tra migranti e  rifugiati, che raccontano i motivi della fuga dai Paesi di origine e le difficoltà del viaggio, e le comunità locali chiamate ad accoglierli.

Secondo alcune statistiche diffuse questa mattina, dal 1° gennaio al 14 giugno 2018 sono stati 15.445 i migranti sbarcati in Italia (76,39% in meno rispetto al 2017 quando arrivarono 65.427 persone), 10.769 dei quali provenienti dalla Libia. Tra gli ospiti erano presenti Korkiss Diallo e Nourhouda Toutenane. Il primo ha 23 anni ed è originario della Costa d’Avorio. Nel 2011 ha lasciato il suo Paese a causa della guerra e dopo un lungo viaggio attraverso Mali, Burkina Faso, Niger e Libia, dove è stato imprigionato per tre mesi, nel 2014 è riuscito ad arrivare in Italia. Grazie al progetto “Rifugiato a casa mia”, promosso da Caritas italiana, Korkiss a Roma è stato accolto per un anno e mezzo dalla famiglia De Santis, che lo ha aiutato a conseguire la licenza media e l’attestato al termine di un corso per pizzaioli. Attualmente lavora in Trentino e quando è a Roma incontra la famiglia De Santis composta da Massimiliano e Raffaella, papà e mamma italiani di Korkiss, e i fratelli Tommaso e Lavinia, rispettivamente di 18 e 25 anni. Raffaella, che oggi si dice «preoccupata per le dichiarazioni di Salvini», ha raccontato di aver aderito al progetto per dare una risposta concreta all’appello del Papa. «Abbiamo deciso di offrire il nostro aiuto per contrastare due malattie della nostra società: il business della paura e l’indifferenza – ha aggiunto Massimiliano -. Volevamo che le nostre parole e i valori in cui crediamo si concretizzassero».

mensa caritas, il pasto dell'incontro, 19 giugno 2018Korkiss oggi ha fiducia nel futuro ma il tono di voce cambia quando ripensa al viaggio per giungere in Italia. «Se avessi conosciuto prima le difficoltà del viaggio in mare durato una settimana non sarei mai partito – ha detto -. Ai miei amici e fratelli africani dico sempre che se non hanno la possibilità di venire in aereo è meglio rimanere in Africa». Nourhouda Toutenane, algerina di 39 anni, è un’assistente sanitaria che nell’ottobre 2016 ha lasciato il suo Paese con le due figlie che oggi hanno 10 e 13 anni. Attualmente è in attesa di essere trasferita in un centro di accoglienza afferente al circuito Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati). Sogna di diventare mediatrice culturale e ringrazia Papa Francesco per «l’attenzione che rivolge costantemente alla questione dei migranti».

Quasi a dimostrazione, Francesco ha voluto in qualche modo rendersi presente all’iniziativa con un messaggio inviato per l’occasione, letto prima del pranzo dal direttore della Caritas romana Enrico Feroci. Bergoglio ha invitato tutti, migranti,  rifugiati, operatori  Caritas  e  istituzioni «a cogliere i tratti di questo percorso che vi hanno segnato di più: quale speranza  anima il vostro cammino? Provate a condividere questo pensiero e a “festeggiare” per quello che ci accomuna». Francesco ha inoltre incoraggiato la Caritas e la comunità dei fedeli, con i suoi  pastori, «a creare sempre nuovi spazi di condivisione, perché dai nostri incontri possa  germogliare  una rinnovata fraternità con i migranti e i rifugiati». Rivolgendosi direttamente agli ospiti, poi, Feroci ha evidenziato che la mensa di via Marsala «non è solo un luogo di ritrovo per consumare un pasto ma è il posto dove i migranti ritrovano la loro dignità».

mensa caritas, il pasto dell'incontro, 19 giugno 2018Per Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis, quello attuale è un «momento di prova perché le migrazioni non si fermeranno, tutt’altro: i mutamenti climatici indicano che aumenteranno. Per questo dobbiamo aprire la mente e i cuori a queste realtà. Dobbiamo impegnarci tutti per realizzare un mondo più aperto, senza scartare le persone ma allo stesso tempo aiutandole a rimanere nei loro Paesi, che non lasciano mai volentieri». Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas Italiana, non nasconde che per il nostro Paese e l’Europa questo sia un momento «particolare. La stagione che ci vede protagonisti in tutto il mondo sul fronte migrazioni non è delle migliori, anzi è preoccupante. Dobbiamo avere il coraggio di rispondere con i fatti alle parole di odio che vengono dispensate in ogni dove». Lavorare tutti insieme non solo per  l’accoglienza ma anche per l’inclusione è stato il messaggio dell’assessore capitolino a Persona, scuola e comunità solidale Laura Baldassarre.

19 giugno 2018