Migranti, Iacomini: «I bambini non devono morire in mare»

Il portavoce di Unicef Italia esorta a «un risveglio collettivo», a 30 anni dall’approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia da parte dell’Italia. «Bambini e bambine non possono più aspettare»

Fa riferimento alla denuncia affidata qualche giorno fa a Twitter dal fondatore della ong Open Arms Oscar Camps, il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini, per ribadire che «è doloroso e inaccettabile osservare le immagini dei tre corpi di bambini senza vita da giorni riversi su una spiaggia in Libia ma non c’è più tempo per l’indignazione a orologeria. Ora occorre un risveglio collettivo, da fare tutti insieme, governi e società civile».

Parole, quelle di Iacomini, che arrivano nei 30 anni dall’approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza da parte dell’Italia, oggi, 27 maggio. «I bambini e le bambine – osserva – non possono più aspettare, occorrono proposte concrete subito, da prendere oggi, definitive, insieme senza steccati o ideologie, contro questa anestesia sociale che ci ha colpito da anni, una flebo continua di assuefazione a fatti orribili come questo, che va avanti da prima di Aylan mentre nel Mediterraneo e in altre parti del mondo troppi innocenti continuano a morire».

Per il portavoce di Unicef Italia, «occorrono meccanismi di salvataggio concreti di cui siamo evidentemente sprovvisti. A farne le spese – osserva – sono centinaia di bambine e bambini di cui decidiamo di ricordarci solo se ci vengono iniettate dosi di immagini di corpi tragicamente lasciati morire sulle nostre spiagge o in quelle di altri Paesi. I bambini – è il monito – non devono morire in mare, deve essere il nostro mantra quotidiano, non possiamo ricordarci di loro solo quando accadono tragedie sempre tristemente evitabili».

27 maggio 2021