I presuli delle diocesi frontaliere riuniti nel loro primo incontro semestrale dell’era Trump: «Tocchiamo con mano il dolore per le scelte delle autorità civili»

È stato diffuso nella serata di ieri, quando in Italia era ormai piena notte, il messaggio dei vescovi delle diocesi frontaliere del Messico e del Texas, riuniti a Brownsville per il semestrale incontro chiamato “Mex-Tex”: il primo dopo l’elezione di Donald Trump. «In questo momento difficile della nostra storia – invitano – ascoltiamo il clamore dei nostri fratelli migranti, nei quali ascoltiamo la voce di Cristo». Una storia che si ripete, quella dei migranti, come avvenne già per Gesù, Maria e Giuseppe che, scrivono i vescovi, «come migranti e rifugiati, cercarono un luogo per vivere e lavorare, sperando in una risposta di compassione umana».

I presuli prendono spunto dai centri di detenzione e luoghi di accoglienza visitati proprio nella mattinata, «luoghi che riflettono condizioni di vita intollerabili e inumane», per evidenziare che «negli anni abbiamo toccato con mano la sofferenza causata da un sistema migratorio ormai a pezzi, a causa di condizioni strutturali ed economiche che generano minacce, deportazioni, impunità e violenza estrema. Una situazione che si riferisce sia alla frontiera tra Messico e Centroamerica che a quella tra Stati Uniti e Messico». Questa realtà «oggi sta diventando molto più evidente, di fronte alle politiche che le autorità civili stanno seguendo».

Proprio in seguito a queste scelte «tocchiamo con mano il dolore per la separazione delle famiglie, per la perdita del lavoro, per le persecuzioni e le discriminazioni, per le espressioni di razzismo, le deportazioni non necessarie, che paralizzano lo sviluppo delle persone nelle nostre società e lo sviluppo delle nostre nazioni, lasciandole nell’incertezza e senza speranza». Il migrante, ricordano ancora i vescovi, «ha diritto ad essere rispettato per il diritto internazionale in ogni Paese». In un contesto di «politica inumana dei governi» e nell’«indifferenza del mondo», sono necessarie, proseguono, «politiche governative che rispettino i diritti umani fondamentali dei migranti irregolari».

Ancora, nel messaggio i vescovi sottolineano l’amicizia profonda tra le città frontaliere e ribadiscono gli impegni e le opere di accoglienza promosse dalla Chiesa. «Noi, come vescovi, continueremo a seguire l’impegno di Papa Francesco, cercheremo di costruire ponti tra i popoli, ponti che ci permettano di abbattere i muri dell’esclusione e dello sfruttamento». Perciò, «affermiamo che l’amicizia tra le nostre famiglie e i nostri vicini può potenziare l’amicizia tra i nostri popoli e Paesi. Il nostro incontro è una chiara manifestazione di gioia e segno di profonda speranza. La croce che è stata collocata alla frontiera, tra le città di El Paso e Ciudad Juárez, ricordando la visita di Papa Francesco nel febbraio del 2016, è un segno di incontro, unità e speranza».

15 febbraio 2017