Migranti, i bambini pagano le risposte inadeguate dell’Europa

La denuncia di Save the Children: circa 14mila i piccoli arrivati in Grecia solo a febbraio. Dall’inizio dell’anno quasi 2 bimbi al giorno sono morti in mare

La denuncia di Save the Children: circa 14mila i piccoli arrivati in Grecia nel solo mese di febbraio. Dall’inizio dell’anno quasi 2 bambini al giorno sono morti in mare
Si rivolge ai leader europei riuniti oggi, 17 marzo, e domani a Bruxelles  per trovare un accordo volto a risolvere la crisi migratoria l’appello-denuncia di Save the Children: un invito a dare la priorità alla sicurezza dei bambini anziché a quella dei confini. Nei campi di fortuna al confine con la ex repubblica jugoslava di Macedonia (FYROM), i migranti, uomini, donne e bambini, testimoniano gli operatori, vivono in condizioni disastrose: «I neonati esposti alle intemperie e costretti a vivere in mezzo al fango, le tende e i bagni allagati e il rapido diffondersi delle malattie sono l’emblema di un’Europa che sta voltando le spalle ai bambini rifugiati».

Circa il 40% dei migranti arrivati in Grecia nel mese di febbraio, rendono noto da Save the Children, sono minori e, dall’inizio dell’anno, quasi due bambini al giorno hanno perso la vita in mare. Sono proprio i piccoli, dichiara il direttore generale per l’Italia Valerio Neri, «a pagare il prezzo più alto a fronte dell’immobilismo e della miopia dell’Europa: l’attuale mancanza di risposte dei leader europei li ha lasciati bloccati alle frontiere, pressoché privi di accesso ai servizi di base, a rischio di venire separati dai genitori e di cadere in mano ai trafficanti». Particolarmente a rischio i minori non accompagnati, a motivo del’assenza di rifugi adeguati a ospitarli sul lungo periodo.

L’associazione denuncia violazioni dei diritti basilari «di frequente lungo tutto il tragitto»: dall’obbligare le persone a rimanere in campi in condizioni inaccettabili, a negare loro l’accesso sulla base della nazionalità, fino ai respingimenti forzati oltre frontiera. «L’Europa, che ha sempre fatto dei diritti civili il suo baluardo, dovrebbe smettere di giocare al gatto e al topo con la vita delle persone e di applicare politiche restrittive sulle rotte intraprese dai migranti. L’esperienza – riflette Neri – ha dimostrato più e più volte che le politiche di contenimento non funzionano: non sono i confini, ma le persone, soprattutto quelle più vulnerabili come i bambini, a dover essere protette. Chiudendo le frontiere, stiamo semplicemente costringendo le persone a trovare rotte alternative ancora più pericolose per raggiungere l’Europa occidentale».

Di qui le richieste di Save the Children ai leader europei di ritirare la politica del “respingere un siriano per reinsediarne un altro”, proposta al Consiglio della scorsa settimana, e aumentare e implementare la politica dei ricollocamenti, offrendo «rotte più sicure e legali di accesso all’Unione europea». Attualmente al 98% dei siriani e all’80% degli iracheni viene riconosciuta protezione alla presentazione della prima domanda d’asilo e «ogni divisione che implichi rimandarne una parte in Turchia e permettere ad altri di entrare nell’Ue è completamente arbitraria e illegale». Ancora, l’associazione chiede di «far sì che la protezione dei minori sia al centro di ogni risposta europea alla crisi dei rifugiati. Le domande d’asilo vanno valutate in base agli standard internazionali, le persone vanno accolte in modo dignitoso in centri di ricezione adeguati e le operazioni di ricerca e salvataggio in mare devono concentrarsi sul salvare vite umane, non respingere le persone». Da ultimo, si evidenzia la necessità di assicurare una «risposta appropriata nelle regioni d’origine», tra cui il Medioriente e l’Africa subsahariana, «che metta al centro la protezione dei diritti delle persone e la garanzia di condizioni di vita dignitose ai bambini rifugiati e sfollati».

17 marzo 2016