Migranti: dal cardinale Tagle l’invito a continuare a «condividere il viaggio»

Il presidente di Caritas internationalis fa un bilancio della campagna “Share the journey”, lanciata 4 anni fa. «L’iniziativa formalmente finisce ma la missione continua»

È stato il cardinale Luis Antonio Tagle a tracciare un bilancio della campagna “Share the journey. Condividiamo il viaggio“, lanciata 4 anni fa da Caritas internationalis e sostenuta, tra gli altri, anche da Fao e Unhcr. Nella conferenza stampa che si è svolta ieri, 15 giugno, nella Sala stampa vaticana, il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, che è anche presidente di Caritas internationalis, ha evidenziato anzitutto lo scopo dell’iniziativa: «Creare ponti di speranza tra isole separate dalla paura». Non solo, quindi, guardare i migranti «ma guardarli con compassione; non solo ascoltare la loro voce ma le loro storie e preoccupazioni; non solo passare dall’altro lato, ma fermarsi, come il Buon Samaritano, per vivere un momento di comunione con loro».

Nelle parole del porporato, la campagna, con le sue 130 iniziative portate avanti da 162 Caritas nazionali che operano in tutto il mondo, «ci ha aiutato a raggiungere i migranti, ad abbracciare la loro povertà e sofferenza, a considerarli partendo dalla consapevolezza che non sono numeri ma persone con nomi, stori e sogni». Diffondendo «una nuova cultura a livello globale, una cultura di incoraggiamento personale, una nuova visione di accoglienza della persona umana attraverso il migrante». Tagle ha ricordato quindi la sua visita al campo di rifugiati a Idomeni, in Grecia, nel 2015; il suo viaggio in Libano nel 2016, dove ha incontrato i rifugiati siriani; la visita in Giordania, dove ha incontrato molti rifugiati provenienti dall’Iraq, e le due visite nel 2018 e nel 2019 al campo dei Rohingya in Bangladesh. Ancora, ha parlato degli incontri con gli sfollati interni del suo Paese, le Filippine, «che portano le ferite di conflitti violenti, povertà, traffico di esseri umani e disastri ambientali. Mio nonno – ha rivelato – era nato in Cina ma è stato costretto a lasciare la sua patria da giovane con suo zio per andare nelle Filippine in cerca di un futuro migliore».

Nella campagna Caritas, ha evidenziato ancora il cardinale, «cristiani, musulmani, indu, seguaci di altre religioni, atei sono stati accolti come persone umane. In un tempo in cui il Covid-19 dovrebbe portarci alla solidarietà globale, e in un momento in cui gli Stati sono più preoccupati di proteggere i loro cittadini, con il rischio di intensificare l’egoismo e la paura dello straniero, la fine della campagna globale di Caritas Internationalis – ha concluso – è un appello a continuare a condividere il viaggio con i migranti, specialmente in questo momento di grande difficoltà. La campagna formalmente finisce ma la missione continua. Papa Francesco è stato una fonte di ispirazione per la campagna. Ci ha accompagnato in ogni tappa importante di questo viaggio. Ci incoraggia ad accogliere, proteggere, accompagnare e integrare i migranti”».

Sulla situazione nelle Filippine il porporato è tornato ancora rispondendo alle domande dei giornalisti. «La Chiesa è una minoranza in molte parti dell’Asia – ha spiegato – ma è capace di tenere insieme la popolazione, soprattutto attraverso l’educazione e le scuole. Attraverso il sistema educativo, gli ospedali, i servizi sociali, la presenza della Caritas, la Chiesa è uno spazio per i bambini dei rifugiati, per i bambini separati dai genitori. I migranti nelle Filippine si sentono parte della Chiesa, partecipano ai riti», ha aggiunto ancora Tagle, secondo cui «quello nei confronti dei migranti forzati, vittime di povertà e di ingiustizia sociali, può essere un movimento missionario e di evangelizzazione in molti parti d’Europa, Medio Oriente e Asia. Come ho raccontato – ha continuato -, mio nonno è stato un migrante dalla Cina alle Filippine. Non avrebbe mai immaginato di aver un nipote cardinale. Il migrante che voi rifiutate potrebbe essere il nonno di un cardinale», ha scherzato.

16 giugno 2021