Migranti, Centro Astalli: «Stop a violenza e odio razziale»

12 persone ferite in meno di 2 mesi, tra cui una bambina di 2 anni, e un uomo rimasto ucciso. Padre Ripamonti: «Non sottovalutare quanto stiamo vivendo mettendo in campo ogni mezzo per costruire la pace sociale»

L’ultimo episodio è avvenuto a Moncalieri, nel torinese, nella serata di ieri, domenica 29 luglio. Vittima: l’atleta italiana di origini africane Daisy Osakue, campionessa italiana under 23 di lancio del disco, colpita al volto da un lancio di uova provenienti da una macchina, che ora vede a rischio la partecipazione ai prossimi campionati europei di atletica a Berlino, a motivo dei danni riportati all’occhio. Nella stessa giornata di domenica, un uomo è morto: un ladro, forse, picchiato a morte ad Aprilia, a pochi chilometri dalla Capitale, da una “ronda della legalità”. Un marocchino di 43 anni. Nello zaino, qualche arnese da scasso. 

Un’escalation raccontata dalle cronache, che ha visto 12 persone ferite in meno di due mesi – tra cui una bambina di 2 anni e una donna incinta -, fino ad arrivare alla vittima di Aprilia, davanti alla quale il Centro Astalli esprime «seria preoccupazione». In una nota diffusa oggi, 30 luglio, la struttura dei Gesuiti chiede alle istituzioni nazionali e alle amministrazioni locali i cui territori sono stati teatro di questi «incresciosi episodi», di «intervenire con fermezza e in modo inequivocabile contro ogni forma di violenza e razzismo». Ancora, «si chiede a chi svolge ruoli politici, narrazioni e interventi pubblici che  slogan e semplificazioni lascino il posto alla rappresentazione realistica della complessità delle migrazioni. Una complessità – spiegano dal Centro Astalli – che va governata e non demonizzata o peggio usata strumentalmente per far leva sull’emotività dei contesti locali anziché sulle ragioni e il buon senso».

Proprio per questo, il presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti richiama a «un uso del linguaggio ponderato e sempre costruttivo da parte di esponenti politici e istituzionali che a causa di una grande visibilità ed esposizione mediatica possono suscitare o consolidare nei cittadini sentimenti di razzismo e odio razziale, legittimando così azioni che rischiano di esporre la società italiana a insicurezza e violenza.
Occorre senza indugio – conclude – non sottovalutare quanto stiamo vivendo, mettendo in campo ogni mezzo per costruire la pace sociale».

30 luglio 2018