Migranti, Caritas italiana: «Non basta inasprire le pene»

Il direttore don Marco Pagniello commenta al Sir le decisioni discusse dal governo a Cutro. «Positivo che si intenda favorire gli ingressi regolari adeguando il decreto flussi»

«Nel ragionare sul fenomeno delle migrazioni va sempre tenuto presente che si tratta di un fenomeno globale e complesso. Soluzioni semplici non ne esistono e tuttavia le soluzioni vanno ricercate e rese possibili». Il direttore di Caritas italiana don Marco Pagniello commenta all’Agenzia Sir le decisioni del Consiglio dei ministri che si è svolto ieri, 9 marzo, a Cutro, in segno di omaggio alle vittime del naufragio del 26 febbraio.

Al centro del nuovo decreto legge, pene più severe per gli scafisti e una nuova fattispecie di reato per chi causa vittime durante un naufragio, un ampliamento del Centri per il rimpatrio (Cpr) e ingressi per lavoro tramite decreto flussi. «Certamente i trafficanti di esseri umani vanno fermati – osserva il sacerdote -. Ciò è possibile semplicemente inasprendo le pene? O forse piuttosto aiutando concretamente i Paesi dove avvengono gli imbarchi e le partenze ad elevare il livello di legalità e giustizia sociale? Non sempre è possibile identificare i veri trafficanti con i cosiddetti scafisti».

Positivo, per il sacerdote, «che si intenda favorire gli ingressi regolari in Italia, adeguando in tal senso il decreto flussi. È quanto mai opportuno aumentare le risorse che i Paesi ricchi investono nella cooperazione internazionale. Di fronte a tante morti in mare, abbiamo il dovere di non fare di queste tragedie uno strumento di lotta politica». Quindi, ricorda al Sir le parole pronunciate da Papa Francesco: «Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate…», ed esorta: siano «di monito e di stimolo a fare veramente ognuno la propria parte e ad assumersi le proprie responsabilità. Tutti, le istituzioni (nazionali e internazionali) e i cittadini».

10 marzo 2023