Migranti: aumentano le morti nel Mediterraneo centrale

L’Unhcr: 500 le vittime nel 2021 (+200% rispetto al 2020). Oltre 10.400 gli arrivi (+170%). La portavoce Sami: «Ristabilire operazioni di ricerca e soccorso»

La portavoce dell’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati Carlotta Sami, è intervenuta in conferenza stampa direttamente dal porto di Trapani, ieri, 4 maggio, mentre circa 450 persone – tra cui 180 bambini – stavano sbarcando dopo essere state portate in salvo dalla nave della ong Sea Watch. «Dalle prime ore di sabato 1° maggio – ha riferito – sono sbarcate in Italia circa 1.500 persone soccorse dalla Guardia Costiera italiana e dalla Guardia di finanza o da ong internazionali nel Mediterraneo centrale. La maggior parte delle persone arrivate è partita dalla Libia a bordo di imbarcazioni fragili e non sicure e ha lanciato ripetute richieste di soccorso». Unhcr era presente agli sbarchi. «Abbiamo notato un’alta presenza di bambini e ragazzi, molti dei quali non accompagnati – ancora le parole di Sami -. La maggior parte delle persone arrivate proviene dal Mali e dal Sahel/Africa occidentale, dall’Eritrea e dal Nord Africa». Fuggono dalla guerra e dai conflitti, «come nel Sahel, dove gli attacchi indiscriminati producono costantemente vittime e causano esodi forzati», o dalle persecuzioni. E spesso «diventano vittime dei trafficanti e vengono venduti come merce».

Pochi in realtà quelli che si muovono verso l’Europa: la maggior parte delle persone in fuga resta vicino a casa, ha spiegato la portavoce dell’Unhcr. Basti pensare agli oltre 5,4 milioni di rifugiati e sfollati interni nei Paesi del Sahel. Secondo le statistiche dell’Agenzia Onu, sono 80 su 100 quelli che scelgono di restare nella loro regione d’origine. In calo dal 2015 gli arrivi totali in Europa ma gli ultimi sbarchi portano il numero di arrivi via mare in Italia nel 2021 a oltre 10.400, con un aumento di oltre il 170 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020. Quello che preoccupa, nelle parole di Sami, è il bilancio delle vittime. «Finora – ha riferito – nel 2021 almeno 500 persone hanno perso la vita cercando di compiere la pericolosa traversata in mare lungo la rotta del Mediterraneo centrale, rispetto alle 150 dello stesso periodo del 2020, un aumento di oltre il 200 per cento. Questa tragica perdita di vite umane – ha aggiunto – sottolinea ancora una volta la necessità di ristabilire un sistema di operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale coordinato dagli Stati».

Dalla portavoce Unhcr, parole di elogio per l’Italia per la scelta di tenere i porti aperti durante la pandemia. «È tuttavia urgentemente necessaria la solidarietà degli altri Stati membri dell’Ue – ha aggiunto -, poiché il deteriorarsi della situazione in Libia continuerà a costringere le persone a ricorrere a misure disperate per cercare sicurezza». L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha assicurato ancora Sami, «sta lavorando con i suoi partner e con il governo italiano nei porti di sbarco per aiutare ad identificare le vulnerabilità tra coloro che sono arrivati e per sostenere il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo». Una priorità, dato che «troppi fra coloro che tentano di raggiungere l’Europa hanno subito violenze e abusi indicibili lungo il loro viaggio». A conferma, Sami ha citato le testimonianze raccolte nei giorni scorsi, «anche di bambini», che parlano di «prigionia e brutalità inflitte senza alcun rispetto per la vita umana», mentre «i sopravvissuti spesso mostrano gravi problemi di salute mentale come risultato dei traumi che hanno affrontato».

Da ultimo, l’esortazione alla comunità internazionale a «fare di più per rafforzare la protezione delle persone che viaggiano lungo questa rotta e per fornire alternative sicure a questi viaggi pericolosi e disperati. I percorsi legali come i corridoi umanitari, le evacuazioni, il reinsediamento e il ricongiungimento familiare devono essere ampliati – il monito -. Per le persone che non hanno bisogno di protezione internazionale, devono essere trovate soluzioni nel rispetto della loro dignità e dei diritti umani».

5 maggio 2021