Migranti, arriva Mediterranea: «Disobbedienza morale e obbedienza civile»

La nave, che batte bandiera italiana, è partita per raggiungere le acque internazionali che separano le coste italiane da quelle libiche. Farà attività di monitoraggio, testimonianza e denuncia. Il supporto di realtà politiche e sociali

Si chiama “Mediterranea”, è una nave che batte bandiera italiana ed è partita  per raggiungere le  acque internazionali che separano le coste italiane da quelle libiche. Impegnata con due imbarcazioni di appoggio, la nave è al centro di un progetto promosso da una rete di associazioni, ong e realtà politiche e sociali, reso possibile dal contributo di Banca Etica. L’obiettivo è quello di svolgere attività di monitoraggio, testimonianza e denuncia della drammatica situazione nel Mediterraneo centrale, dell’assenza di soccorsi, del silenzio e della complice indifferenza dei governi italiano ed europei. La nave, di 37 metri, se necessario è attrezzata per fare anche salvataggio in mare. «Se ci troveremo davanti a un’imbarcazione in difficoltà obbediremo al diritto: la vita in mare si salva sempre. Ci auguriamo che le istituzioni facciano lo stesso», spiegano. A bordo c’è un equipaggio di 11 persone che comprende un team di soccorso guidato da Roberto Scaini, e la presenza, quale testimone, del deputato di Sinistra Italiana Erasmo Palazzotto e della scrittrice Elena Stancanelli.

Questa prima missione, che avrà una durata almeno di due mesi, vede impegnate al fianco di Mediterranea alcune imbarcazioni di appoggio con a bordo rappresentanti della rete di associazioni, ong e realtà sociali e politiche che hanno dato vita a questa iniziativaAlla missione si affiancherà anche Astral, una delle navi di Proactiva Open Arms, salpata alcuni giorni fa dalla Spagna. I  promotori spiegano che «la nave è il ponte su cui si sviluppa un progetto aperto e coinvolgente. Mediterranea è, infatti, la piattaforma di realtà della società civile impegnate oggi nel Mediterraneo centrale ed è una rete territoriale di supporto aperta alla partecipazione di quanti vogliano attivarsi concretamente».

«La nave ha bandiera italiana ed è nel Mediterraneo centrale, che è ormai un cimitero a cielo aperto. La nostra missione nasce dall’obiettivo di essere presenti oggi che il mare è stato lasciato senza soccorsi, nel silenzio e complice indifferenza del governo italiano e dell’Unione europea – spiega Ada Talarico, della rete Mediterranea -. Per noi oggi questa è l’unica scelta possibile: seguire la rotta dell’umanità, vogliamo salvare noi stessi da un presente e futuro di odio». Talarico spiega che sitratta di «un’azione non governativa», non di una ong. Il progetto quindi è aperto: «Un ponte dal mare alla terra» e una «piattaforma di realtà della società civile».

Alessandra Sciurba parla di «disobbedienza morale e obbedienza civile. Obbediremo sempre alla Costituzione e alle leggi del mare, seguiremo il diritto – aggiunge -, siamo in mare per salvare noi stessi: aprire squarci nel sistema dei diritti vuol dire mettere in pericolo i diritti di tutti. Si tratta della  prima nave di questo tipo con bandiera italiana: obbediamo così al leitmotiv “Prima gli italiani” – aggiunge -. Questo ci dà dei punti di forza: sarà più difficile rifiutarci un porto; ma ci sono anche punti di debolezza. Quello che vorremmo veramente è che questa nave fosse di tutti gli italiani. Vogliamo ridare speranza, orgoglio al popolo italiano. Quanto rischieremo e quanto saremo protetti in questa operazione dipende anche dal numero di persone che ci sosterranno». 

Del nucleo promotore fanno parte singole persone e associazioni come l’Arci e Ya Basta Bologna, ong come Sea-Watch, il magazine online I Diavoli, imprese sociali quali Moltivolti di Palermo e Comunità San Benedetto al porto di Genova. Giorgia Linardi dell’ong Sea Watch ricorda che il tasso di mortalità nel Mediterraneo centrale negli ultimi mesi è «aumentato e in continuo aumento. Ieri si è ricordato il terribile naufragio del 3 ottobre, dopo quell’evento fu lanciata l’operazione Mare Nostrum – sottolinea -. Oggi come allora c’è la necessità di non lasciare annegare le persone in mare. Con Sea Watch ci associamo a un’iniziativa finalmente italiana di questo tipo». Veronica Alfonsi di Proactiva Open Arms aggiunge: «Siamo ripartiti con Astral dopo un periodo di stallo. Non possiamo rassegnarci al fatto che il Mediterraneo centrale sia oggi privo di testimoni, non possiamo restare a guardare: sarebbe bello se diventasse una sorta di Arca di Noè simbolica».

Sandro Veronesi, in rappresentanza di un gruppo di intellettuali (tra cui Luigi Manconi, Michela Murgia, Gipi, Paolo Virzì, Alessandro Bergonzoni, Teresa Ciabatti) che ha dato vita a “Corpi”, spiega che a bordo di Mediterranea c’è anche la scrittrice Elena Stancanelli. «Da operatore sociale sono diventato proprietario e armatore di una nave: sono un armatore sociale – aggiunge Alessandro Metz -. Abbiamo creato una società che ha avuto la possibilità di acquistare l’imbarcazione grazie a un fido di Banca Etica. Mi sono chiesto più volte: perché l’ho fatto? Banalmente, perché è giusto». I garanti dell’operazione sono Nicola Fratoianni, Rossella Moroni, Erasmo Palazzotto e Nichi Vendola. «In una situazione – spiegano – che vede da una parte un dramma senza fine nel Mar Mediterraneo a pochi chilometri dalle nostre coste e dall’altra la mistificazione della realtà con l’avanzare aggressivo dei nazionalismi e dei razzismi, la nostra scelta è attivarci, impegnarci concretamente, agire. Salvare la vita di chi affronta in mare enormi pericoli è oggi la scelta giusta. È l’unica scelta per chi non si rassegna a un’Italia e a un’Europa fatta di porti chiusi, intolleranza, indifferenza complice. Per questo abbiamo scelto di salire a bordo e di seguire la rotta della civiltà». Mediterranea è un progetto possibile anche grazie a Banca Etica, che ha concesso il prestito per poter avviare la missione. 

8 ottobre 2018