Migranti: ancora un naufragio nel Mediterraneo. Tra le vittime, un bambino

L’appello di Save the Children: «Maggiore impegno degli Stati Ue nel salvataggio». Centro Astalli: preoccupazione per le 700 persone riportate in Libia

La notizia è arrivata nel pomeriggio di ieri, 10 maggio, dall’Oim: ancora un naufragio di migranti nel Mediterraneo. Tra le 5 vittime anche un bambino. «Il Mediterraneo centrale si conferma ancora una volta tra le rotte più letali al mondo, mentre, complice il bel tempo, le partenze dal Nord Africa stanno aumentando», commenta la direttrice generale di Save the Children Daniela Fatarella, secondo cui le notizie di ieri «sono l’ulteriore dimostrazione di quanto sia indispensabile e urgente un maggiore impegno degli Stati membri e dell’Unione europea nelle operazioni di salvataggio e per un sistema strutturato, coordinato ed efficace di ricerca e soccorso e canali d’ingresso sicuri affinché cessi questa catastrofe».

Stando ai dati Unhcr, dal 2014 alla fine del 2020 oltre 16.400 persone risulterebbero scomparse o avrebbero perso la vita nel Mediterraneo centrale mentre nei primi mesi del 2021 sarebbero già 500 rispetto ai circa 150 morti registrati nello stesso periodo, secondo l’Oim. Nel flusso di coloro che tentano di raggiungere l’Europa, fuggendo da povertà, violenze e conflitti, ci sono molte persone vulnerabili e, tra loro, i minori stranieri non accompagnati. Oltre 1.300 quelli arrivati via mare dall’inizio dell’anno, a cui si aggiungono quelli arrivati il 9 maggio sull’isola di Lampedusa, dove in poco più di 24 ore sono sbarcate oltre 2mila persone.

«Non ci si può abituare a vedere morire uomini, donne e bambini in mare, così come è inaccettabile continuare a fare affidamento sull’intervento della Guardia costiera libica, che conduce le persone nuovamente nei centri di detenzione libici, dove queste sono vittime di violenze e orrori inenarrabili. La Libia – osservano da Save the Children – non è un porto sicuro e nessuno dovrebbe esservi ricondotto ma nel 2021 già 5.904 migranti sono stati riportati sulle sue coste (dati Ocha)». L’organizzazione chiede quindi di «intervenire senza indugi» con «l’attivazione di un sistema di soccorso per salvare vite umane ed evacuazioni di emergenza, corridoi umanitari di accesso all’Unione europea e un sistema di accoglienza e protezione adeguato per i più vulnerabili, tra cui i minori soli».

Anche il Centro Astalli esprime profondo cordoglio per le vittime del naufragio, insieme alla «forte preoccupazione» per «le circa 700 persone che nelle ultime ore sono state riportate in Libia dove corrono il serio pericolo di subire violenze e abusi». Nelle parole del presidente padre Camillo Ripamonti, «l’Europa affronta da anni le migrazioni come se si dovesse difendere da una costante minaccia alla propria sicurezza. Si sente vulnerabile davanti a chi privo di tutto, disperato, è realmente in pericolo di vita e ci chiede salvezza e giustizia. Ogni giorno sempre più indifferenti e assuefatti al dolore altrui continuiamo a respingere e lasciar morire». Di qui la richiesta di un segnale di discontinuità al governo italiano: «Si attivi un’operazione navale nel Mediterraneo con la missione di intercettare e salvare i naufraghi. L’Europa venga richiamata alle proprie responsabilità: si aprano vie legali di ingresso e canali umanitari. Si evacui la Libia e si ponga fine al traffico di esseri umani».

11 maggio 2021