Migranti, al via “Welcoming Europe”

Decriminalizzare la solidarietà, creare passaggi sicuri per i rifugiati, proteggere le vittime di abusi. Sono questi i tre obiettivi della proposta di iniziativa dei cittadini europei presentata in Senato

Decriminalizzare la solidarietà, creare passaggi sicuri per i rifugiati, proteggere le vittime di abusi. Sono questi i tre obiettivi della proposta “Welcoming Europe. Per un’Europa che accoglie”, presentata oggi in Senato dalle tante organizzazioni che la promuovono, tra cui Radicali italiani, Cnca, Aoi, Oxfam, Fcei, Arci e Cild. L’iniziativa, nata dal basso, è portata avanti attraverso lo strumento di democrazia partecipativa ICE (iniziativa dei cittadini europei), con cui si invita la Commissione europea a presentare un atto legislativo in una materia di competenza Ue. Per arrivare a questo risultato serviranno un milione di firme da raccogliere in 12 paesi (di cui almeno 7 membri dell’Ue) entro febbraio 2019.

«Vogliamo parlare di questi temi in modo nuovo, in Italia e in Europa. Vogliamo dire che salvare vite non può essere reato e che non possiamo andare avanti criminalizzando la solidarietà – spiega Edoardo Zanchini di Legambiente. Il secondo tema che portiamo all’attenzione è l’accoglienza, rimettendo al centro i passaggi sicuri. E, infine, torniamo a parlare di diritti umani». Nello specifico, spiega Chiara Favilli, docente di diritto all’Università di Firenze, «si tratta di tre proposte non rivoluzionarie o velleitarie, ma che si possono approvare facilmente. Proposte ordinarie, ma al tempo straordinarie, perché dimostrano che qualcosa si può fare subito e in concreto».

«Quest’iniziativa è stata studiata per
coinvolgere la Commissione europea – sottolinea Emma Bonino -. L’idea è quella di provare a vedere se è possibile in Europa un passo in avanti nell’assunzione di responsabilità, in un momento in cui c’è un clima ostile, molto preoccupante. Puntiamo ad avere effetti pratici sulla legislazione ma anche culturali – aggiunge – si può firmare con un clic, ma spero che in molti avranno la forza di mettere qualche tavolo per strada per parlare con le persone». Il lancio dell’iniziativa a Bruxelles si terrà il 20 giugno, in occasione della Giornata del Rifugiato. Anche per Luigi Manconi, direttore di Unar «la posta in gioco è alta in un momento in cui la solidarietà è reato. Io preferisco parlare di reato di soccorso – afferma -. Perché davvero qui la questione essenziale è quanto riusciamo a tenere sul tema del diritto fondamentale al soccorso: un principio che costituisce l’essenza della persona e della comunità, senza questo diritto non esiste nessun legame sociale». Riccardo Magi, parlamentare dei Radicali italiani parla di un clima di «isolamento politico»: «spero che altri parlamentari vogliano sottoscrivere l’appello e rilanciare questa iniziativa importante. Dalla solidarietà siamo passati all’omissione di soccorso».

In particolare, per l’accoglienza dei rifugiati
in Europa attraverso i passaggi sicuri, le organizzazioni puntano al modello canadese delle sponsorship private, che possono coinvolgere sia le associazioni che le famiglie. «L’idea è quella di pensare a sponsor privati per i richiedenti asilo, con un sostegno economico per ogni rifugiato che accede al programma di 10 mila euro – afferma Favilli -. Questo è un canale che si affiancherebbe ai corridoi umanitari che ci sono già e che è possibile attraverso una modifica tecnica del Fondo asilo». Il secondo punto è quello riguardante i cosiddetti “reati di solidarietà”. Anche in questo caso viene proposta una modifica della normativa che disciplina il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare: «chiediamo l’esclusione penale per i soggetti privati che portano avanti l’azione umanitaria senza fini di lucro».

Infine, il terzo punto prevede una difesa dei diritti umani partendo dal presupposto che la maggior parte dei migranti che sono vittime di sfruttamento lavorativo, traffico di esseri umani, crimini o violazioni dei diritti, non presentano denunce perché i meccanismi di reclamo richiesti dal diritto dell’Ue non sono efficaci. Il problemi principale – spiegano i promotori – riguarda il rischio che le vittime vengano arrestate, detenute e deportate a causa del loro status o durante la procedura di richiesta di protezione. Manca, quindi, un’adeguata assistenza legale, nonché il monitoraggio e un sistema di controllo anche dell’operato della polizia di frontiera. «Vogliamo una politica europea ispirata a valori diversi: una politica dell’accoglienza versus la politica attuale di contenimento dei flussi – aggiunge Favilli -. Non basteranno queste misure per avere politiche radicalmente diverse, ma è già un buon inizio».

Tra le persone che hanno voluto essere presenti al lancio dell’iniziativa, Riccardo Gatti di Proactiva Open Arms, la cui nave è stata da poco dissequestrata. «È venuto meno parte dell’iter giuridico verso di noi, siamo stati prima accusati di associazione per delinquere, ora abbiamo solo l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma ribadiamo che il nostro operato è stato sempre nel pieno rispetto di una cornice legale – afferma -. Noi sappiamo come soccorrere le persone in mare, come curarle e come riceverle a bordo. Purtroppo non sappiamo ora cosa succederà: in tutto questo disegno per fermare il flusso dei migranti abbiamo visto un aumento della violenza da parte della Guardia Costiera di Tripoli». Sulla stessa scia Davide Rostan, pastore valdese, in collegamento da Bardonecchia: «in montagna come in mare se una persona è in difficoltà si soccorre, si apre la casa e si accoglie. Senza guardare al colore della pelle».

 

20 aprile 2018