Migliorano le attese delle famiglie italiane sull’economia

Lo rivela l’Indagine straordinaria condotta dalla Banca d’Italia tra fine agosto e inizio settembre. Ancora cautela sulla spesa. Da inizio pandemia un nucleo su 3 ha accantonato risparmi

Migliorano, rispetto alla scorsa primavera, «le attese delle famiglie sulla situazione economica dell’Italia», per lo più «grazie alle valutazioni sui progressi della campagna vaccinale e sulle prospettive più incoraggianti del quadro epidemiologico». Soprattutto tra i nuclei meno abbienti permane comunque una certa «cautela nelle prospettive di spesa». Questo, in sintesi, il risultato della sesta edizione dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane (Isf) condotta dalla Banca d’Italia tra fine agosto e inizio settembre su un campione di oltre 2mila nuclei familiari.

«Il saldo tra le attese di miglioramento e peggioramento della situazione economica generale e del mercato del lavoro nei successivi dodici mesi è divenuto positivo per la prima volta dall’avvio delle rilevazioni nella primavera del 2020. La percentuale di famiglie che prefigura un peggioramento del quadro generale e del mercato del lavoro è diminuita di oltre 10 punti percentuali, portandosi al 27 e al 31 per cento rispettivamente; sono le quote più basse dall’inizio dell’indagine», si legge nella nota di presentazione. Ancora, dai risultati emerge che le attese sul reddito familiare restano sostanzialmente stabili rispetto alla scorsa primavera. In particolare, «le valutazioni sono progressivamente migliorate durante l’anno per i nuclei con capofamiglia lavoratore autonomo, che erano stati maggiormente colpiti nelle fasi più acute della pandemia – spiegano i ricercatori -: il saldo tra aspettative di aumento e diminuzione del reddito familiare è aumentato di 7 punti percentuali rispetto ad aprile, portandosi per la prima volta dallo scorso autunno in linea con la media della popolazione».

Al centro dell’Indagine, anche la capacità di risparmio e i comportamenti di consumo. Per quanto riguarda la prima, si evidenzia che circa un terzo delle famiglie italiane è riuscito ad accantonare qualche risparmio a partire dall’inizio della pandemia; la quota è più ampia per i nuclei il cui capofamiglia è laureato. La percentuale di famiglie che ritiene di riuscire a risparmiare nei prossimi dodici mesi è sostanzialmente stabile, al 44%, anche se in maggioranza si tratta di nuclei che hanno già risparmiato durante la crisi. Le attese di risparmio interessano comunque anche le famiglie che dichiarano di arrivare alla fine del mese con qualche difficoltà. Per quanto riguarda i comportamenti di consumo, «restano condizionati dall’emergenza sanitaria, ma appaiono in progressivo miglioramento». Lo dimostra il capitolo relativo alle spese per alberghi, bar e ristoranti: la percentuale di famiglie che dichiarano di averle ridotte, nel confronto con il pre-pandemia, è diminuita di 15 punti percentuali, pur restando elevata (al 71%; aveva toccato quasi il 90% nelle fasi più acute della pandemia); la riduzione della quota è di circa 30 punti (al 55 per cento) per i nuclei che arrivano con facilità alla fine del mese. «Anche le percentuali di famiglie che hanno fatto meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento e per servizi di cura della persona sono significativamente scese, rispettivamente al 63 e al 57%».

Tra le motivazioni che hanno frenato la spesa, è rimasta invariata l’importanza attribuita alla paura del contagio mentre è sensibilmente diminuita quella associata alle misure di contenimento, in connessione con il venire meno delle restrizioni a partire dalla primavera. «Permane tuttavia una certa cautela nelle attese di spesa a tre mesi, in particolare tra le famiglie con maggiori difficoltà economiche e tra quelle che nel mese precedente l’intervista hanno percepito un reddito più basso rispetto a prima della pandemia», spiegano da BankItalia. Dall’indagine emerge anche che «due terzi delle famiglie hanno indicato che, nel periodo in cui ha avuto luogo la rilevazione, la campagna vaccinale stava procedendo meglio o in linea rispetto alle attese». Ciononostante «poco più della metà delle famiglie prefigura un aumento dei contagi nei tre mesi successivi alla rilevazione, sia pure in misura inferiore rispetto all’autunno del 2020; il 20 per cento ritiene che non ci sarà un incremento».

18 novembre 2021