Messico, un mese dopo il terremoto
Padre Narvaez (Caritas): «Bilancio di 345 vittime non ancora definitivo». Ancora tante le famiglie nei centri di accoglienza. Secondo l’organismo pastorale, sono state danneggiate circa 50mila case e quasi mille chiese
Luis Felipe Puente, coordinatore nazionale della Protezione civile, lo scorso 28 settembre parlava di 345 morti: 206 a Città del Messico, 74 nel Morelos, 45 nello stato di Puebla, 13 nello stato di México e uno in Oaxaca. Un bilancio ancora provvisorio, secondo padre Narvaez: «A Città del Messico – chiarisc e- girano anche altre storie e altri numeri e, ad esempio, non sono state conteggiate le 16 vittime del Chiapas. Sarà difficile arrivare ad una cifra veramente attendibile».
Sul versante della ricostruzione, sostenuta dalla solidarietà di tutto il mondo, la Caritas messicana – che ha raccolto finora 14 milioni di pesos – sta intervenendo con progetti mirati “sul posto”, soprattutto nelle diocesi più isolate e meno seguite, come quella di Tapachula, ai confini con il Guatemala. «In molte zone – confida il segretario – sembra che ci sia stata una guerra: è tutto distrutto». Compresi anche molti edifici di culto, crollati o comunque danneggiati. In una nota, Caritas messicana parla di «cupole e tetti caduti, pareti pericolanti, enormi crepe in tantissime chiese». Il bilancio totale: 996 edifici danneggiati. «Le diocesi più colpite – informano dall’organismo pastorale – sono Antequera Oaxaca con 83 chiese danneggiate, Tehuantepec con 87, Tlaxcala con 133, Cuernavaca con 89, l’arcidiocesi di Puebla addirittura con 232 e Città del Messico con 107. Danni si registrano anche nelle diocesi di Ecatepec, Guerrero, Nezahualcóyotl, San Cristóbal de las Casas, Prelatura di Mixes, Tuxtla Gutiérrez, Texcoco, Toluca, Tehuantepec, Chilpancingo-Chilapa, Tapachula, Tenancingo, Valle de Chalco e Coatzacoalcos».
Dalla Caritas sottolineano che il danno «non è solo materiale ma anche spirituale, dato che le comunità vedono nella loro chiesa un elemento di identità. Spontaneamente molti fedeli hanno iniziato da subito lavori di pulizia e sistemazione, nonostante vescovi e parroci li abbiano scoraggiati, indicando che prima di tutto è necessario un intervento del governo per valutare i danni subiti da ciascuna chiesa». Molti edifici, risalenti al sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo secolo, sono di grande valore storico e artistico. Lo sforzo di ricostruzione, secondo María Cristina García Cepeda, responsabile della Segreteria per la Cultura del governo federale, sarà «titanico».
Nei giorni scorsi la Caritas messicana aveva fatto il punto anche sulle abitazioni danneggiate dai due terremoti: sono circa 50mila e l’emergenza maggiore si registra negli Stati meridionali di Oaxaca e Chiapas, colpiti dal primo terremoto, il 7 settembre.
19 ottobre 2017