Meryl Streep, molto rock e poca storia

Nel suo ultimo film, Dove eravavamo rimasti, l’attrice si muove su un copione con qualche graffio da commedia di costume. Spettacolo vecchio stile

Nel suo ultimo film, Dove eravavamo rimasti, l’attrice si muove su un copione che lancia qualche graffio da commedia di costume. Spettacolo vecchio stile

Mentre si aspettano (12 settembre) i verdetti della 72esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, la stagione cinematografica è nel frattempo già entrata nel vivo. Tra i film di imminente programmazione nelle sale, si segnala Dove eravamo rimasti, in uscita dal 10 settembre. Si tratta di una storia quasi interamente incentrata sulla protagonista, una Meryl Streep più diva e attrice a tutto tondo che mai.

La vicenda si muove su questo versante. Decisa a diventare una rockstar, Ricki Rendazzo si è dedicata per anni alla musica, alle canzoni, alle band che l’hanno accompagnata. Ormai in età matura, conduce in California una vita precaria, accettando di fare la cassiera in un supermercato. Qui la cerca Peter, l’ex marito: a Indianapolis la loro figlia Julie è in crisi dopo che il marito l’ha lasciata per un’altra e lui le chiede di soccorrere la donna in forte fase di depressione.

Il ritorno a casa di Ricky è l’occasione per un nuovo incontro con la famiglia: i genitori, la figlia femmina e due figli maschi, uno in procinto di sposarsi. L’incontro avviene ma con molte contrarietà. Ogni occasione è buona per riaccendere liti, riproporre rancori, scatenare voglia di rivincite. Fino al giorno del matrimonio del figlio Adam. Dopo innumerevoli ruoli da indimenticabile protagonista e una serie di nomination all’Oscar da record (18 a partire da Il cacciatore, 1978), Meryl Streep aveva ancora voglia di dimostrarsi la più brava, e questo era il film giusto.

Quello di Ricki Rendazzo è personaggio altalenante e ambivalente a tutto tondo: appassionata di musica al punto tale da non rinunciare, nonostante l’avanzare degli anni, a concerti, esibizione nei locali, dialogo sfrontato con il pubblico; trasandata e truccata come usava negli anni ’70; sempre in bolletta, affezionata alla propria band, e soprattutto incapace di decidere cosa fare con i tre figli ormai adulti avuti con l’ex marito. I quali, lasciati quasi sempre soli, sono cresciuti alla meno peggio, tra incertezze e carenze affettive, e ora mancanza di equilibrio, incertezze nelle scelte affettive.

Ricki affronta con i figli problemi di un passato lontano e confuso. Comincia un rinfacciarsi di accuse al vetriolo che sfocia in toni a lungo andare stucchevolmente leziosi. Finisce con poca storia e molta musica, e la Streep mostra di prediligere il ruolo della cantante a quello della mamma. Il copione lancia qualche graffio da commedia di costume ma c’è qualche inutile doppio senso e il gioco mostra il fiato corto. Spettacolo un po’ vecchio stile per richiamare spettatori di età e appassionati di musica sempreverde.

7 settembre 2015