“Mercy mercy me”, il grido di Marvin Gaye a difesa dell’ambiente

Il brano del cantautore ucciso 45 anni fa rimanda col pensiero alle manifestazioni dei giovani in tutto il mondo

Abbiamo ancora negli occhi le immagini dei milioni di ragazzi scesi in piazza nei giorni scorsi in oltre 2mila città di 123 Paesi a difesa dell’ambiente. Un vero e proprio “sciopero globale” per dare una scossa all’indifferenza dei politici rispetto ai danni prodotti dall’inquinamento e per chiedere provvedimenti urgenti sul fronte climatico. È un pacifico esercito colorato, il cui simbolo è ormai diventato una ragazzina svedese di 16 anni, Greta Thunberg, che qualcuno ha candidato al Nobel per la Pace per il suo impegno sui temi ambientali. Dai giovani di tutto il mondo si leva un solo grido: fare presto perché i danni potrebbero essere irreparabili. Ne va soprattutto del loro futuro.

Colpisce come quasi 50 anni fa un grande interprete della musica soul avesse già colto l’allarme dei danni che il comportamento dell’uomo stava provocando alla salute delle persone, alla condizione degli animali, all’equilibrio del pianeta. “Mercy mercy me”, scritta da Marvin Gaye nel 1971, è una sorta di “manifesto per l’ambiente”, che conserva ancora oggi una straordinaria attualità.

«Ohhh abbi misericordia di me / le cose non sono come devono essere, no no / Dove è andato a finire il cielo blu? / è veleno il vento che soffia da nord e sud e ad est / Ohhh abbi misericordia di me Padre! / Le cose non sono come devono essere, no no / Olio sprecato sull’oceano e sui nostri mari, pesci pieni di mercurio». Ascoltando queste parole sembra quasi di osservare lo “skyline” di molte città del mondo, non solo in Occidente, e le condizioni di tanti mari, vicini e lontani dalle nostre case (pensiamo soprattutto alle “isole di plastica”, gli accumuli di spazzatura galleggiante negli oceani).

Colpisce anche la volontà dell’autore – in una canzone che già dall’inizio si pone quasi come una preghiera – di farsi carico di queste responsabilità, come una compartecipazione alle ingiustizie perpetrate nei confronti del pianeta. Un atteggiamento che rivela come ognuno abbia il proprio pezzetto di responsabilità e che fa riflettere sull’impegno che ognuno è chiamato a porre in atto per custodire il pianeta.

Di fronte a queste ingiustizie Marvin Gaye chiede “misericordia”. Una delle parole chiave del pontificato di Francesco, il Papa che con l’enciclica Laudato si’ ha rilanciato l’attenzione della comunità cristiana e della società civile sui temi ambientali invitando tutti a prendersi cura della “casa comune”.

Quel grido “Mercy mercy me” sembra far percepire, tra le righe, anche il dramma del conflitto di Marvin Gaye con il padre, così acuito nel tempo da esplodere irrimediabilmente il 1° aprile 1984, alla vigilia del suo quarantacinquesimo compleanno. L’uomo che gli aveva dato la vita, il reverendo Marvin Senior, gliela tolse con due colpi di pistola al cuore, sparati, sembra, dopo l’ennesima lite per futili motivi. E l’esistenza dell’artista nato a Washington, tra i protagonisti del sound targato Motown, si spense prematuramente.

Ci restano tanti brani di successo, alcuni di grande qualità, come questa “Mercy mercy me” che potrebbe essere assunta a “inno per l’ambiente” anche dai giovani Millennials. «Radiazione sotto terra e nel cielo / Animali e uccelli che vivono nelle vicinanze stanno morendo / Ohh abbi misericordia di me / Le cose non vanno come dovrebbero / Che dire di questa terra sovraffollata / Quanto ancora potrà resistere la terra agli abusi dell’uomo? Oh no, no ! / Oh Signore, dolce Signore …. !».

26 marzo 2019