Mediterraneo, padre Patton: Documento di Abu Dhabi sia oggetto di studio

Il Custode di Terra Santa in conferenza stampa all’incontro Cei di Bari: «È una pietra miliare su cui costruire». Il progetto con i bambini di Aleppo

Il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar ad Abu Dhabi. Ne ha parlato ieri, 20 febbraio, a Bari, in conferenza stampa con i giornalisti all’incontro Cei su “Mediterraneo, frontiera di pace”, il Custode di Terra Santa padre Francesco Patton. Sta entrando nei programmi scolastici delle scuole del Medio Oriente e sta diventando oggetto di studio anche nel curriculum di studi teologici di coloro che si preparano a diventare frati o sacerdoti, «in modo che sappiano poi inserirsi in questo ambiente con questo tipo di prospettiva», ha riferito il Custode. Si tratta di «una pietra miliare su cui costruire- prosegue -. È una Dichiarazione che ci trova in sintonia con un cammino che avevamo già iniziato grazie a quell’incontro profetico di 8 secoli fa tra San Francesco e il sultano. Abbiamo cercato di mettere in atto all’interno delle scuole dei programmi di collaborazione e dialogo tra studenti cristiani e musulmani, accompagnati anche da professori cristiani e musulmani, per trovare elementi di dialogo ed elementi comuni su cui si può cooperare per vivere la fraternità e la pace».

Il custode ha cercato di sottolineare la complessità religiosa e politica che si registra nei Paesi della Terra Santa. Regione che comprende Israele e Palestina ma anche Egitto, Giordania, Libano, Siria, Cipro e Rodi. «Paesi – ha detto padre Patton – in cui siamo generalmente una minoranza come cristiani o una minoranza di cattolici» tra cristiani di altre confessioni. Paesi, ha ricordato il Custode, che «hanno al loro interno problemi molto diversi: si va dai lunghi processi di pace, che sembrano non arrivare mai a conclusione, a una guerra ormai decennale come in Siria e a situazioni di spaccatura come a Cipro o di gravi crisi economiche come in Libano, in Giordania e nella Palestina. In tutte queste realtà – prosegue il francescano – la nostra presenza ha a che fare con i luoghi santi fatti di pietre ma anche con la vita concreta delle persone che noi chiamiamo pietre vive». Per la Chiesa immersa in questa terra, l’impegno di tipo educativo è «prioritario, per cui vale la pena spendersi di più perché permette di costruire una convivenza di collaborazione e di amicizia tra cristiani e musulmani». A questo proposito, il custode ha raccontato di un progetto avviato ad Aleppo per aiutare i bambini a superare il trauma della guerra: un’iniziativa che nasce e si sviluppa in collaborazione tra cristiani e musulmani e tra il vescovo e il muftì della città.

21 febbraio 2020