“Mediterranean dialogues”, obiettivo puntato sulla Siria

Il vice ministro degli Esteri turco: «Pronti ad accogliere». Il ministro italiano Gentiloni e il suo omologo russo Lavrov: no a soluzioni militari

Il vice ministro degli Esteri turco: «Pronti ad accogliere». Il dialogo tra il ministro italiano Gentiloni e il suo omologo russo Lavrov: no a soluzioni militari

Concluso sabato 3 dicembre, nella Capitale, il forum “Mediterranean dialogues” 2016. Tre giorni di confronto serrata, con un’attenzione privilegiata, inevitabilmente, sulla questione siriana. Secondo le Nazioni Unite, in pochi giorni l’offensiva delle forze di Damasco e dei loro alleati ha spinto almeno 16mila persone a fuggire dai quartieri orientali della città. Una dinamica, questa, destinata ad accentuare la pressione sulla Turchia. E proprio dalla Turchia il vice ministro degli Esteri Ahmet Yildiz, in vista di questo ulteriore aggraversi della crisi dei rifugiati, ha assicurato: «Come Paese vicino, vogliamo affrontarla con generosità e coraggio. Per questo – ha aggiunto – abbiamo tenuto i confini aperti e li terremo aperti finché il conflitto in Siria continua: ora ci aspettiamo l’arrivo di nuovi migranti dall’area di Aleppo». In Turchia ci sono al momento, ha riferito Yildiz, tre milioni di migranti-rifugiati, «conseguenza del conflitto in Siria e in Iraq». Il vice ministro si è detto, infine, convinto che l’accordo di Ankara con l’Ue sui migranti sottoscritto a marzo sia «una buona intesa che sta funzionando».

Ancora la Siria al centro del dialogo tra il ministro italiano degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni e il suo omologo russo Sergei Lavrov, a Roma per partecipare al forum internazionale, ricevuto da Gentiloni a Villa Madama. «L’Italia ribadisce che non crede nella soluzione militare – le parole di Gentiloni -. Tutti devono impegnarsi per la transizione in Siria ma sappiamo che la Russia ha un particolare ruolo». D’accordo anche Lavrov: «Non esiste una soluzione militare. Russia e Italia partecipano al gruppo di sostegno internazionale per la Siria: noi crediamo nel rispetto del diritto internazionale e degli accordi assunti da questo gruppo su Aleppo, ma ricordo che da tempo noi chiediamo all’opposizione siriana di interrompere qualsiasi contatto coi gruppi terroristici, ma non tutti i membri del gruppo sono stati disposti a siglare questo punto. Chi lo osteggia –  ha aggiunto – ha interesse che il terrorismo permanga», tuttavia, «la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza Onu richiede negoziati, che sono bloccati da molto tempo poiché varie parti chiedono la destituzione di Assad, ma questo è inacettabile perché non era previsto nella risoluzione».

Il portavoce del Cremlino si è espresso anche sulla questione dello scioglimento dell’esercito dei gruppi di opposizione ad Aleppo est: «Posso confermare che comprendevano terroristi di Jabat al-Nusra. Sono i nostri servizi di intelligente ad affermarlo». Quindi ha assicurato che la Russia verifica «con attenzione» i dati diffusi delle ong per i diritti umani sui morti e le distruzioni «ma spesso notiamo una certa isteria. Ad esempio l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr) opera da un appartamento a Londra ma se ne parla come di una fonte assolutamente affidabile». Per quanto riguarda i convogli umanitari bloccati, «ad Aleppo c’era il pericolo che venissero attaccati. Di recente però abbiamo fatto sapere all’Onu che le strade sono state rese sicure quindi sono tornate percorribili. L’Onu si è dimostrata però indecisa e mentre dal Palazzo di vetro ragionavano – ha concluso -, noi abbiamo già mandato tutto ciò che poteva servire alla popolazione».

5 dicembre 2016