Medio Oriente, Unicef: «I bambini palestinesi privi di forniture e servizi»

Il direttore regionale Beigbeder interviene dopo una missione di 4 giorni in Cisgiordania e Gaza. «Troppo spesso i piccoli dello Stato di Palestina sono le vittime di questo conflitto incessante»

«Ho appena concluso una missione di quattro giorni in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. La situazione è estremamente preoccupante». A parlare è il direttore regionale Unicef per Medio Oriente e Nord Africa Edouard Beigbeder: «Quasi tutti i 2,4 milioni di bambini che vivono in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e nella Striscia di Gaza sono colpiti in qualche modo – riferisce -. Alcuni bambini vivono con grande paura o ansia; altri affrontano le conseguenze reali della privazione di assistenza e protezione umanitaria, dello sfollamento, della distruzione o della morte. Tutti i bambini devono essere protetti. Senza l’ingresso di aiuti nella Striscia di Gaza, circa 1 milione di bambini vive senza i beni di prima necessità di cui ha bisogno per sopravvivere. Ancora una volta», sottolinea.

Beigbeder evidenzia che «a poche decine di chilometri dalla Striscia di Gaza si trovano più di 180mila dosi di vaccini di routine essenziali per l’infanzia, sufficienti a vaccinare e proteggere 60mila bambini sotto i 2 anni, e 20 ventilatori salvavita per le unità di terapia intensiva neonatale. Mentre l’Unicef è riuscito a consegnare 30 macchine respiratorie Cpap, che aiutano in modo significativo i neonati prematuri e quelli affetti da sindrome da distress respiratorio acuto (Ards), i ventilatori sono essenziali per i neonati che necessitano di un supporto respiratorio avanzato. Tragicamente – aggiunge -, circa 4mila neonati non possono attualmente accedere a cure salvavita essenziali a causa del forte impatto sulle strutture mediche della Striscia di Gaza. Ogni giorno, senza questi ventilatori, si perdono vite umane, soprattutto tra i neonati vulnerabili e prematuri nel nord della Striscia di Gaza». Proprio per questo, «l’Unicef chiede che venga consentito l’ingresso di queste forniture sanitarie salvavita per bambini. Non c’è motivo per cui ciò non possa accadere».

Nelle parole del direttore regionale Unicef, «eventuali ulteriori ritardi nell’ingresso degli aiuti rischiano di rallentare ulteriormente o chiudere i servizi essenziali e potrebbero annullare rapidamente i risultati ottenuti per i bambini durante il cessate il fuoco. Dobbiamo consegnare questi aiuti per i bambini, compresi i neonati, prima che sia troppo tardi – è il monito -. E dobbiamo mantenere in funzione i servizi essenziali». L’Unicef da parte sua, assicura, «continua a fare tutto il possibile per proteggere e sostenere i bambini nello Stato di Palestina. Ripariamo sistemi idrici, organizziamo sessioni di salute mentale, creiamo centri di apprendimento e ci impegniamo costantemente presso i responsabili delle decisioni per ottenere l’accesso e la cessazione della violenza. Ma questo da solo non basta».

Beigbeder lo ribadisce con fermezza: «I bambini non devono essere uccisi, feriti o sfollati e tutte le parti devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale. I bisogni essenziali e di protezione dei civili devono essere soddisfatti e l’assistenza umanitaria deve poter fluire rapidamente e su larga scala». E ancora: «Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati rapidamente e il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza deve continuare e sostenere soluzioni durature al conflitto. Decine di migliaia di bambini sono stati uccisi e feriti. Non dobbiamo tornare a una situazione che faccia aumentare questi numeri».

17 marzo 2025