Medicina solidale interpella la società civile: «Aiutateci a non chiudere»

Un accorato appello del portavoce dopo la chiusura degli ambulatori. La Regione aveva chiarito: le attività sanitarie devono essere autorizzate

Un accorato appello del portavoce dopo la chiusura degli ambulatori. La Regione aveva chiarito: le attività sanitarie devono essere autorizzate

«Vogliamo lanciare un appello accorato alle grandi associazioni romane come le Acli, la Caritas diocesana, la Comunità di Sant’Egidio, il Forum del Terzo Settore e il Centro Astalli, solo per citarne alcune, affinché si facciano parte integrante della nostra battaglia per non chiudere i nostri ambulatori di strada». A pronunciarlo, Fabrizio Jacoangeli, portavoce dell’associazione Medicina Solidale, che in questi giorni lotta per mantenere aperte le sue strutture di cura ai più indigenti della Capitale, a rischio per ragioni definite «burocratiche». Secondo quanto riferito dall’associazione, infatti, sia la Regione Lazio che il Policlinico Tor Vergata hanno fatto mancare l’appoggio agli ambulatori di strada nei nuovi piani aziendali.

L’associazione si rivolge anche al vescovo incaricato della pastorale sanitaria nella diocesi di Roma, Lorenzo Leuzzi, «perché anche la Chiesa di Roma possa sentirsi parte attiva di una battaglia che ha come protagonisti i poveri e la loro salute». Con molte delle realtà coinvolte nell’appello, prosegue Jacoangeli, «condividiamo l’attenzione agli ultimi, agli immigrati, al popolo rom e crediamo che tutti insieme possiamo rendere migliore questa città. Per questo motivo chiediamo loro di sostenerci in questo momento difficile». In particolare, «Papa Francesco è il nostro punto di riferimento e soprattutto il suo invito ad andare nelle periferie del mondo che a Roma sono i quartieri difficili come Tor Bella Monaca. Ci auguriamo che la politica non si nasconda dietro la burocrazia e ci permetta di
sopravvivere».

Dalla Regione Lazio intanto nei giorni scorsi era arrivato un chiarimento. «Le attività ambulatoriali svolte nelle diverse sedi dalla onlus Medicina solidale – si legge in una nota – devono essere autorizzate secondo quanto prevede la legge regionale 4 del 2003. La Regione e le Asl competenti sono state sempre disponibili a verificare immediatamente il possesso dei requisiti, data la particolare natura sociale delle attività – assicurano da via della Pisana -, ma il presupposto iniziale è che le procedure avvengano nel rispetto delle norme, per evitare di esercitare attività sanitaria senza titolo che comporta lo stop per due anni e l’inoltro alle autorità giudiziarie dei verbali».

Secondo la Regione, dunque, «non si tratta di adempimenti burocratici ma di regole del sistema sanitario che valgono per tutti. In ordine a ciò non c’entra nulla il Protocollo d’intesa tra Regione e Università di Tor Vergata che disciplina le attività sanitarie, di didattica e di ricerca del Policlinico Tor Vergata. Rinnoviamo pertanto la nostra piena disponibilità». L’associazione, aveva replicato sostenendo di aver compiuto «ogni passo  amministrativo necessario previsto dalla legge in tema di autorizzazioni all’esercizio sanitario».

20 luglio 2017