Medici senza frontiere in Nigeria: 2 medici e il timore di nuovi attacchi

L’organizzazione umanitaria fotografa la situazione nel Paese devastato dal gruppo fondamentalista Boko Haram, che conta oggi tra 800mila e 1,5 milioni di sfollati. In vista delle elezioni, «possibili ulteriori violenze»

Sono 5mila gli sfollati sopravvissuti all’attacco di Boko Haram a Baga, in Nigeria, che ha ucciso nei giorni scorsi 2mila persone e il rischio di nuovi attentati, in vista delle elezioni in calendario per il 14 febbraio, è molto alto. A fare fronte a questa situazione, solo 2 medici in tutto il nord dello Stato di Borno. La denuncia arriva da Isabelle Mouniaman-Nara, direttore delle operazioni di Medici senza frontiere in Nigeria. Qui l’organizzazione sta dando assistenza ai sopravvissuti alla strage di Baga, che ora si trovano in un campo per sfollati nella cittadina di Maiduguri; altri sono sulle rive del lago Ciad.

Negli ultimi 4 anni, riferisce Mouniaman-Nara, «la situazione è gravemente peggiorata nella Nigeria nordorientale. La radicalizzazione di Boko Haram e il suo cambio di strategia (occupazione di villaggi e città, rapimenti di massa, creazione di un califfato e così via) potrà comportare ulteriori sfollamenti di persone, problemi di salute pubblica, soprattutto epidemie, e difficoltà nel fornire assistenza medica nella regione. Oggi ci sono tra 800mila e 1,5 milioni di sfollati in Nigeria, per la maggior parte nell’area nordorientale del Paese».

Situazione tesa anche a Maiduguri, dopo l’attacco kamikaze del 10 gennaio al mercato, che ha ucciso 20 persone. Nel 2014 Maiduguri ha subito 5 attacchi terroristici e tutte le strade che portano in città, tranne una, sono state chiuse. «Queste restrizioni – racconta Mouniaman-Nara – ostacolano la libertà di movimento delle persone, il commercio e danneggiano l’economia locale. Ci aspettiamo altri attacchi e le elezioni di febbraio potranno portare ulteriori tensioni e violenze».

Attiva in Nigeria dal 2004, Medici senza frontiere ha avviato un progetto nello stato di Borno nel 2013, che ha poi dovuto chiudere per le condizioni di insicurezza. Nell’agosto 2014 medici e volontari sono tornati a Maiduguri, dove l’assistenza sanitaria è limitata a «solo due medici nell’intero Borno del nord». Da settembre a dicembre 2014 Msf ha trattato l’epidemia di colera a Maiduguri curando 6.833 pazienti. Circa il 40% di loro viveva in campi sfollati. In tutta l’area di Maiduguri si stima che gli sfollati siano circa 500mila, di cui 400mila in città. Il 90% delle persone vive nella comunità, mentre il 10% in dieci campi allestiti a luglio. Fra questi, soprattutto le persone sfuggite agli attacchi di Boko Haram.

In questo periodo l’organizzazione umanitaria ha donato cibo, farmaci e forniture mediche e si sta occupando della salute delle donne incinte e dei bambini. A metà gennaio formerà alla gestione delle violenze di massa lo staff degli ospedali di Maiduguri e Mongono (un’area remota con 300mila abitanti nel nord di Borno). Sono state avviate strategie di risposta alle epidemie, in particolare nei campi sfollati, e sono pronte per essere avviate campagne di vaccinazione, qualora dovessero essere necessarie.

14 gennaio 2015