Medici “con l’Africa” al servizio dei più poveri

La ong è attiva dal 1950 nel continente per la tutela della salute delle popolazioni e gestisce anche l’ospedale di Bangui, voluto dal Papa. Il direttore don Carraro: «Covid e guerra scuotono equilibri già precari»

Life is sweet. La vita è dolce. È il titolo di una canzone scritta da tre cantautori italiani dopo un viaggio in Sud Sudan con don Dante Carraro e il Cuamm. «Eravamo in una Toyota, con Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè – racconta a Roma Sette don Dante, direttore di Medici con L’Africa Cuamm – poi a un certo punto la macchina si è impantanata nel fango e non sapevamo più che fare. Si sono avvicinati dei ragazzi che abitavano nelle capanne lì attorno, e sorridendo ci hanno tirato fuori». Ecco perché sì, dice il sacerdote medico di Padova che in questi giorni si trova a Roma, la vita può essere dolce anche nella sofferenza. «L’Africa continua ad insegnarci a non perdere mai l’allegria del cuore, quella che viene dallo Spirito».

Don Dante, il Cuamm è una ong che dal 1950 opera per la tutela della salute delle popolazioni africane. In che modo le crisi di questo tempo hanno stanno incidendo nei Paesi dell’Africa subsahariana?
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, l’Africa è completamente scomparsa dai giornali, non se ne parla più. Invece voglio dire che quei Paesi stanno subendo con forza le conseguenze di questo disordine globale. Prima il Covid, ora il conflitto…queste crisi stanno scuotendo equilibri già precari. Ad esempio molti donatori hanno smesso di aiutare l’Africa.

Cosa sta succedendo?
Posso parlare della Sierra Leone, uno degli otto Paesi del continente in cui siamo attivi, grande come il centro-nord Italia. Tre anni fa, con il ministero della Salute locale, siamo riusciti a fare di quel territorio l’unico Paese africano ad avere un sistema di emergenza sanitaria. Questo voleva dire che chiunque, in qualsiasi parte del territorio, avesse digitato il 118 sarebbe partita un’ambulanza. Ecco, nell’ultimo anno e mezzo, a causa della guerra, il prezzo dei carburanti è schizzato alle stelle e le ambulanze sono operative solo 6 o 7 giorni al mese. L’estate scorsa, mentre ero lì, ha telefonato una mamma che aveva bisogno urgente di un ricovero, ma l’ambulanza non è mai partita.

E la carenza di grano?
Faccio l’esempio dell’Etiopia, dove le navi col grano sono state bloccate per moltissimo tempo. Il grano qui è passato da 50 birr al quintale a 2mila birr. Un aumento stratosferico. Le famiglie non riescono più a comprarlo, i bambini mangiano meno, abbiamo l’ospedale di Wolisso che è strapieno di bambini malnutriti.

Da quale sogno nasce il Cuamm, don Dante?
«Prima le mamme e i bambini» è il nostro motto. In Africa ancora tante mamme e tanti bambini muoiono per motivi inaccettabili. Sono circa 250mila le mamme nell’Africa sub sahariana che perdono la vita durante il parto, ed è uno scandalo, anche perché dal punto di vista tecnico, non è un intervento difficile. L’impegno che ci siamo dati, a partire dall’anno scorso fino al 2027, è di garantire un parto sicuro a 500mila mamme.

È gestito dal Cuamm anche l’ospedale di Bangui, in Centrafrica, voluto da Papa Francesco e attivo dal 2018. Come sta continuando questa esperienza?
Quando abbiamo preso in mano l’ospedale in tutto il Paese c’erano 4 pediatri, e quello era l’unico ospedale pediatrico con 260 posti letto. Lo stato è poverissimo, depredato, ecco perché il Papa nel 2015, per il Giubileo della Misericordia, ha aperto proprio la Porta Santa della cattedrale di Bangui. Oggi quell’ospedale ha bisogno di essere sostenuto, e serve l’aiuto di tutti.

Con il Cuamm siete stati ricevuti in udienza dal Papa lo scorso novembre. Cosa le resta nel cuore?
Quando il Santo Padre ci ha ricevuto ha gridato che «l’Africa non va sfruttata. L’Africa va promossa e sostenuta con tenacia». Ci ha chiesto di continuare ad essere «medici con l’Africa» e non «per l’Africa». Dentro le difficoltà che viviamo, quindi, ci sono tante belle parole, tante buone notizie che ci aiutano. A luglio scorso in Sud Sudan, dove c’era un’ostetrica per 10mila mamme che partoriscono, nella nostra scuola di formazione dell’ospedale di Lui si sono laureate 10 nuove ostetriche sud sudanesi. Queste nuove 10 professioniste sono il germoglio di vita che, in una terra arida come quella, diventa il segno che quel Dio in cui crediamo non vuole mollare questa gente, attraverso di noi.

27 marzo 2023