Media vaticani: Viganò è per una «riforma antropologica»
Il prefetto della Segreteria per la Comunicazione lo ha ribadito al “Meeting nazionale dei giornalisti cattolici e non”: «Sviluppo digitale è nuovo umanesimo»
Il prefetto della Segreteria per la Comunicazione lo ha ribadito al “Meeting nazionale dei giornalisti cattolici e non”: «Sviluppo digitale è nuovo umanesimo»
«Un approccio più antropologico che tecnocentrico». Così la Santa Sede sta affrontando la riforma dei media. Lo ha ribadito oggi monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione (SpC), intervenendo al 4° “Meeting nazionale dei giornalisti cattolici e non” (Grottammare, 22-25 giugno). L’incontro, promosso da Ufficio comunicazioni sociali della Cei, Avvenire, Fisc, Sir, Ucsi, Tv2000 e Radio in Blu, “L’Ancora” e “La Vita Picena”, ha come tema una frase di Papa Francesco: «Tutto nel mondo è intimamente connesso».
Analizzando «la connessione dei media», monsignor Viganò ha ricordato che «oggi lo sviluppo del digitale rende possibile ampliare le opportunità non solo di scambio di informazioni ma anche di relazioni, collaborazione e socialità». In questo contesto, ha sottolineato, «si comprende come abbia un senso parlare di nuovo umanesimo: infatti come l’intervento rinascimentale di Brunelleschi con Santa Maria del Fiore modellava il paesaggio di Firenze, oggi siamo tutti alle prese non solo con la trasformazione di un paesaggio visibile ma anche di uno spazio relazionale e collaborato».
«Se lo sguardo prospettivo del Quattrocento aveva un punto di fuga attorno al quale comporre lo sguardo – ha sottolineato Viganò -, oggi il punto di fuga è moltiplicato tante quante sono le dorsali che connettono meridiani e paralleli digitali ridisegnando nuove geografie. E, oggi come nel Rinascimento, al centro c’è l’uomo, la sua forza e responsabilità nel governare la realtà». Per questo, ha concluso, anche «nella connessione dei media si può parlare di nuovo umanesimo».
23 giugno 2017