Maturità, il direttore dell’Ufficio scuola: «tracce stimolanti»

«Riflessione sulla postmodernità». Gino Bartali e Carlo Alberto Dalla Chiesa due importanti «modelli di riferimento». I figli del generale «orgogliosi e commossi» per la traccia sul padre

Sono «buone scelte» quelle fatte dal Ministero dell’Istruzione per la prima prova dell’esame di maturità secondo Rosario Salamone, direttore dell’Ufficio scuola del Vicariato, già docente di storia e filosofia per 18 anni e per 20 anni preside di diversi licei romani. «Le tracce proposte ai maturandi – dice -, credo abbiano l’obiettivo di stimolare i giovani ad una riflessione sulla post-modernità e quindi sul nostro tempo e su quel che resta del secolo scorso», portandoli a ragionare «con spirito critico e senza banalizzazioni su argomenti attuali o, seppure lontani, legati alla memoria e quindi al presente». È in questa direzione che sembra voler spingere la riflessione degli oltre 520mila studenti impegnati in questi giorni sui banchi di scuola la traccia che parte da un brano dello storico dell’arte Tomaso Montanari. «È degno di nota – commenta Salamone -, che il Ministero abbia scelto per uno dei temi di tipo argomentativo una delle penne più acute del giornalismo italiano, esperto non solo di arte ma anche capace di una interpretazione profonda e acuminata della realtà storica che viviamo».

Montanari, che nel saggio da cui è stato estrapolato il brano proposto per la prima prova riflette sul patrimonio culturale italiano come mezzo per la costruzione di un passato condiviso che sia chiave di comprensione del futuro comune, in un tweet ha auspicato che i giovani «confutino le mie idee, dimostrandosi capaci di un pensiero critico». «Per saper argomentare – sottolinea Salamone – bisogna possedere gli strumenti giusti, mettendo in gioco non solo una conoscenza trasmessa in modo oggettivo con l’istruzione ma anche competenze intellettuali e umane», le sole che «permettono di saper collocare avvenimenti storici e protagonisti degli eventi sulla linea della storia anche animati da una spinta morale che porti a mettere in atto quelle che mi piace chiamare “contro condotte”, ossia comportamenti che si oppongano al pensiero comune quando questo non corrisponda all’idea di società che tutti insieme contribuiamo a formare».

Ecco allora l’importanza di offrire modelli di riferimento come il campione del ciclismo Gino Bartali e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, «conosciuti dai più giovani probabilmente grazie alla narrazione fatta dai sequel e dalle fiction» che si rivelano comunque utili per «rendere note figure importanti della storia moderna». Nando e Rita Dalla Chiesa, figli del generale ucciso nel 1982, si sono detti «orgogliosi e commossi» leggendo in questa traccia proposta «un evento di grande portata, un segno di civiltà e un segnale forte non solo per i ragazzi, ma per tutti». Dello stesso parere Salamone che del generale ucciso dalla mafia nel 1982 con la moglie e un membro della sua scorta evidenzia «la fedeltà assoluta allo Stato e alle istituzioni, per la quale ha pagato con la sua vita». Di Bartali mette invece in luce «non solo lo spessore di atleta ma anche il suo impegno per salvare tanti ebrei nel corso della seconda guerra mondiale, motivo per il quale venne nominato giusto tra le nazioni» e, ancora, spera che il portare all’attenzione dei giovani «non solo un grande campione ma anche un grande uomo e cattolico serva a spronarli ad approfondire la sua storia, facendone memoria».

Più di tutto Salamone auspica che i brani proposti e gli autori chiamati in causa dalle tracce d’esame «stimolino la curiosità dei ragazzi e li portino a leggere questi testi allargando così la platea italiana dei lettori: questa sarebbe già una grande conquista». Infine una considerazione sulle tracce di tipo letterario: «Fortunata la scelta di Sciascia perché “Il giorno della civetta” è di sicuro uno dei libri più famosi dell’autore siciliano, e quindi noto agli studenti». Quanto alla poesia “Risvegli” di Ungaretti, composta nel 1916, Salamone sottolinea come il titolo della raccolta cui la lirica appartiene, “Il porto sepolto”, rievochi «due categorie della condizione umana: quelle del salpare e dell’approdare, del partire con speranza e del desiderare il ritorno con nostalgia»; ossimori solo apparenti «che dicono del mistero inesauribile della vita, privo di una risposta definitiva», specie in merito al male e al dolore su cui Ungaretti si interroga «guardando alla relazione dell’uomo con la dimensione del divino».

19 giugno 2019