Mattarella: «Salvaguardare la pace», senza «frammentare la solidarietà»

Il presidente della Repubblica, in visita di Stato in Polonia, all’Università di Cracovia ha parlato dell’Europa, dai «secoli di tragedie» alle spalle al presente della guerra in Ucraina

«Nessuno può restare indifferente di fronte alla brutale aggressione della Russia all’Ucraina, un Paese sovrano, libero, indipendente, democratico, la cui popolazione è oggetto di attacchi mirati e criminali che uccidono con ferocia, prendendo di mira senza scrupoli le infrastrutture civili per lasciare la popolazione al gelo e al buio». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha affermato con forza questa mattina, 19 aprile, nel suo intervento all’Università Jagellonica di Cracovia in occasione della visita di Stato in Polonia. «Oggi – ha aggiunto – l’Europa è testimone di crimini frutto di una rinnovata esasperazione nazionalistica che pretende di violare confini, di conquistare spazi territoriali accampando la presenza di gruppi di popolazione appartenenti alla stessa cultura». Quindi l’omaggio: dall’inizio del conflitto in Ucraina «avete accolto qui oltre mille rifugiati, mettendo a loro disposizione non soltanto spazi, ma il vostro tempo, la vostra conoscenza, offrendo assistenza legale, psicologica, formazione, per garantire quella dignità che altri pretendeva di strappare loro. Uno sforzo e una solidarietà replicati in tutto il territorio polacco – ha continuato il capo dello Stato -, dove trova rifugio oltre un milione e mezzo di profughi ucraini, e in molti altri Stati dell’Unione europea, che hanno così dato prova di capacità d’azione. Oggi – è il monito – dobbiamo lavorare tutti per preservare il valore di questa unità, un bene primario che va assolutamente salvaguardato».

Nelle parole di Mattarella, anche un’indicazione di rotta: «Fronteggiare con successo le gravi conseguenze del perdurare del conflitto, dall’esplosione dei fenomeni migratori alle crescenti diseguaglianze economiche e sociali, all’insicurezza energetica e alimentare, è la sfida alla quale gli europei sono chiamati», ha detto, evidenziando l’importanza di comprendere «con lucidità» che «proporsi di salvaguardare la pace fra le nazioni, affrontare i rischi globali che interpellano tutto il mondo – missione da cui, colpevolmente, ci allontana, in questo momento, la furia bellicista russa – significa anzitutto respingere la tentazione della frammentazione della solidarietà fra Paesi liberi, cementata nella esperienza dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione europea. Sicurezza europea e sicurezza euroatlantica sono concetti indivisibili per potersi difendere insieme con determinazione e per garantire e sviluppare il modello democratico e sociale europeo», ha proseguito.

Citando Jean Monnet, secondo cui l’Europa si sarebbe fatta nelle crisi e sarebbe stato il risultato delle soluzioni che avrebbe avuto la capacità di dare a quelle crisi, «ogni giorno è un banco di prova». E «sarebbe del tutto inadeguato pensare a un’Europa frutto della affannosa rincorsa ad affrontare problemi dettati da altri, in un quadro internazionale deciso da altri. In altri termini, l’esigenza di fare dell’Europa una protagonista non trova adeguata risposta nella visione di un’Unione come somma temporanea e mutevole di umori e interessi nazionali, quindi, per definizione, perennemente instabile». Al contrario, è necessario per il presidente della Repubblica «dare vita a una identità di valori e una comunità di destino, che coinvolgano i popoli che la animano, con il pieno processo democratico che vede protagonisti i cittadini europei». L’Europa nasce «come grande progetto di pace, come visione di sviluppo capace di superare storiche contrapposizioni, come quelle tra Germania e Francia. Occorre una visione altrettanto saggia e robusta», ha evidenziato, rilevando che «l’Unione europea è innanzitutto una comunità di valori che trova nel rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie, nel rispetto dello Stato di diritto, nella democrazia e nel dialogo, nella coesione sociale, nelle prospettive di realizzazione dei giovani, i suoi principi cardine».

E ancora: «L’Europa è dei suoi cittadini. Un modello di successo perseguito come traguardo ideale in altri continenti – le parole del capo dello Stato -. Essere parte di questo progetto significa condividerne, con spirito di solidarietà e responsabilità, i valori fondanti e impegnarsi quotidianamente a difendere i diritti sanciti dalla Carta dei valori dell’Unione europea». Un’indicazione di rotta, per gli studenti presenti, ai quali Mattarella ha ricordato che in questa fase storica «l’Unione europea si interroga su quali siano i migliori strumenti per garantire la difesa delle nostre democrazie e dunque il futuro dei giovani europei. Guardiamo all’Europa come a una grande comunità di donne e di uomini liberi che, insieme, sono in grado di forgiare il proprio destino – ha proseguito -. Guardiamo a come rendere concreta la prospettiva dell’autonomia strategica dell’Unione europea, in grado di assicurare una deterrenza dissuasiva, consapevoli che questo significa rafforzare ulteriormente – e non indebolire – le nostre alleanze, punto di forza del nostro sistema di difesa». Secondo Mattarella, «la fiducia in noi stessi e nei valori che ci ispirano deve indurci a progettare gesti di pace che rifiutino di arrendersi e di essere schiavi della logica della guerra e del conflitto. A prevalere deve essere il diritto internazionale, il rispetto della sovranità e della integrità territoriale degli Stati, il dialogo sulle controversie».

Nell’analisi del capo dello Stato, «in Europa, in questo momento, sono in corso, contemporaneamente, due guerre, su piani diversi ma strettamente connessi: quella che vede l’Ucraina aggredita dalla Federazione russa nella sua integrità territoriale, e una guerra di valori, in cui sono in gioco tutti gli elementi che caratterizzano l’odierna esperienza occidentale, a partire dalla libertà. I  due terreni – ha osservato – si incrociano spesso. È avvenuto con la seconda guerra mondiale. Si potrebbe dire che, in Europa, la storia è sempre contemporanea». Guardando al passato, ha ricordato i «secoli di tragedie alle nostre spalle, in cui i popoli europei si sono contrapposti. Proprio la lezione della storia ha dato, nel secondo dopoguerra e non senza contrasti, un impulso irresistibile al progetto di integrazione europea, così come oggi lo conosciamo». L’aggressione da parte della Germania nazista e dell’Unione Sovietica stalinista, il massacro di Katyn, il campo di Auschwitz-Birkenau e la rivolta del Ghetto di Varsavia: «La Memoria di quelle barbarie rimane indefettibile nelle nostre menti e nei nostri cuori. Sono grato alla Polonia per l’impegno incessante per preservare e diffondere la memoria di quel che avvenne, affinché non possa più ripetersi – ha affermato il presidente -. Anche l’Italia è votata a questa causa. È la memoria – ha ammonito – che alimenta la coscienza che, a sua volta, ci rende pienamente esseri consapevoli: sarete certamente all’altezza di questo compito», la consegna agli studenti. Da ultimo, l’omaggio a Liliana Segre, «sopravvissuta all’Olocausto, oggi membro a vita del Senato della Repubblica italiana ed esempio incessante di impegno», che «ci ammonisce: “La memoria è l’unico vaccino contro l’indifferenza”».

19 aprile 2023