Mattarella: «Lo sport paralimpico avanguardia del nostro Paese»

L’intervento del capo dello Stato alla conclusione del Festival alla stazione Tiburtina. Nuovo vocabolo ad hoc nel dizionario Treccani. Bray: parole inclusive

«Lo sport paralimpico è l’avanguardia sociale del nostro Paese per migliorare chi ha difficoltà. Le barriere e gli ostacoli sono caduti proprio per la maturazione delle coscienze. Questo è il prodotto di sacrifici, impegno, determinazione, medaglie. La disabilità è vista con occhi diversi. Ci sono difficoltà e impedimenti, giovani che non hanno le condizioni per praticare sport e altri che ne sono sfiduciati. Dobbiamo recuperare».

Parole di incoraggiamento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il movimento paralimpico a conclusione del Festival della cultura paralimpica ospitato per quattro giornate alla stazione Tiburtina. Un pensiero va ad Antonio Maglio, il medico che lanciò le Paralimpiadi a Roma nel 1960. «Siamo qui grazie alla sua intuizione. I valori dello sport sono universali. Ispirazione, coraggio riguardano tutti». La conclusione del Festival ha come momento centrale la definizione del lemma “paralimpico”, entrato nella nuova edizione del vocabolario Treccani, da parte della campionessa di scherma Beatrice “Bebe” Vio.

Novità che incassa anche l’apprezzamento di Mattarella: «È una sfida nei confronti della società che parte dalla cassetta degli attrezzi della nostra cultura: il vocabolario. Le parole possono aiutare o danneggiare». E un ringraziamento va al direttore generale dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondata da Treccani, Massimo Bray. «Il nuovo vocabolo «viene usato dagli inizi degli Anni ’90 – spiega Bray -. Si trova nei documenti ufficiali dal 2003. Termini come “handicappato” e simili davano connotati negativi. “Paralimpico” sottolinea il valore inclusivo dello sport. È il parlante che fa la lingua. Scegliere parole inclusive significa vivere con consapevolezza e rispetto. Queste sono conquiste definitive e non negoziabili».

Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, prende la parola orgoglioso, aveva anticipato a questa testata il concetto di “paralimpico”. «Abbiamo voluto questo Festival perché promuove la cultura nel Paese. Le politiche sportive rappresentano una parte delle politiche pubbliche. La stazione ne è un simbolo: è una tappa in cui ognuno si è messo a disposizione con le proprie storie per intercettarne altre di disabili che ora sono in un letto. I nostri atleti sono agitatori di coscienze. Definire un figlio paralimpico vuol dire scardinare qualcosa nel Paese per renderlo più democratico, etico, civile».

Flavio Insinna, vicino al mondo dello sport paralimpico, ha letto un monologo sottolineando che «parà in greco significa conforme, accanto, ma anche insieme. Il contrario di solitudine e distacco». Ha auspicato che «forse un giorno non lontano le Olimpiadi saranno uniche». Tra i presenti Monica Contraffatto, Riccardo Bagaini e Veronica Yoko Plebani. Inoltre il Gianfranco Paglia e Marco Iannuzzi, entrambi tenente colonnello, del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, i ragazzi della Nazionale Nuoto Paralimpico Federico Morlacchi e Simone Barlaam.

Numerosi gli eventi con la presentazione di “Storia di un ragazzo in gamba”, biografia di Roberto La Barbera, argento alle Paralimpiadi di Atene nel salto in lungo. L’attore Paolo Ruffini ha presentato “Up&Down”: il documentario racconta il tour nei teatri dello spettacolo che ha per protagonisti cinque ragazzi  down e uno autistico. Mattarella ha incontrato la Nazionale di Powerchair hockey campione del mondo.

 

26 novembre 2018