Mattarella: «L’Italia è ripartita ma in alcuni casi il lavoro è schiavitù inammissibile»

Il capo dello Stato ha consegnato, al Quirinale, le "Stelle al Merito del Lavoro" e ha ricordato la centralità dell'occupazione: «Sarà la misura del successo del Pnrr. La ricchezza di un Paese si misura sulle opportunità di lavoro che offre ai suoi cittadini»

«La preziosa campagna di vaccinazioni ci fa sentire avviati, pure nelle difficoltà attuali, su un percorso di rilancio. La ripartenza è cominciata». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri, 10 novembre, durante la cerimonia al Quirinale per la consegna delle “Stelle al Merito del Lavoro” ai nuovi Maestri del Lavoro nominati il 1° maggio 2020 e 2021. «Registriamo un forte rimbalzo della nostra economia – ha aggiunto il capo dello Stato -, con una crescita stimata superiore alle previsioni». E «anche il mercato del lavoro segna un significativo recupero, con tanti dati positivi e promettenti». Ma c’è ancora tanto da fare: «Le luci evidenziano anche le ombre: gli occupati in più, secondo i dati Istat del mese di settembre, sono rilevanti eppure mancano ancora 300mila posti di lavoro per raggiungere il livello di occupazione pre-pandemia, che già richiedeva integrazioni».

Nell’analisi del presidente della Repubblica, «gli inattivi, saliti in maniera vertiginosa nella prima fase dell’emergenza sanitaria, stanno in maniera significativa diminuendo. Possiamo dedurre – ha osservato – che le persone scoraggiate si sentono quindi incoraggiate a riaffacciarsi sul mercato del lavoro, e tuttavia sappiamo di dovere rimontare ritardi vecchi e nuovi. Occorre evitare che si accentuino quei caratteri critici del nostro mercato del lavoro, che già in anni recenti hanno rappresentato un freno sia in termini di qualità che nella capacità complessiva di competere del sistema Paese». Per Mattarella, il mercato del lavoro ha bisogno di correzioni: «La precarietà e frammentarietà dei contratti aumenta le disuguaglianze, traducendosi spesso in retribuzioni insufficienti e in un allargamento della platea dei poveri da lavoro con salari bassi, lavori intermittenti e part-time involontari. È dovere inderogabile delle istituzioni a ogni livello – ha aggiunto – combattere la marginalità dovuta al non lavoro, al lavoro non retribuito, al lavoro nero, alle forme illegali di reclutamento che sfociano in sfruttamento quando non addirittura in schiavitù contemporanee inammissibili».

Anche perché, secondo il presidente della Repubblica, «il lavoro sarà anche la misura del successo del Pnrr. Sappiamo di avere deficit da colmare, i più importanti riguardano il lavoro femminile e l’occupazione dei giovani: non possono che essere al centro dell’impegno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La ricchezza di un Paese si misura sulle opportunità di lavoro che sa offrire ai suoi cittadini. Il prodotto nazionale lordo della Repubblica è frutto del lavoro, non di astratte alchimie finanziarie». Per questo, ha ricordato Mattarella, «la nostra Costituzione, con saggezza, ha collocato il lavoro alla base della Repubblica. Non è il sogno di un tempo passato. È una sfida sempre attuale, esigente, che dobbiamo saper affrontare senza sottrarci alle necessarie innovazioni, anzi procedendo alla velocità del mondo globale. È sul capitale umano che si fonda il futuro del nostro Paese. Dunque sui lavoratori, di ogni ambito e carattere».

Il lavoro, ha puntualizzato infine il capo dello Stato, «è tutt’altro che un fattore esclusivamente economico. Non c’è dubbio che il lavoro sia un motore dell’economia ma è altresì elemento che sorregge il funzionamento della società, rappresenta esso stesso un valore su cui si basa la coesione di una comunità. Per questo merita riconoscimento e tutela, è una componente essenziale della vita di ciascuno. Nel lavoro si esprimono la creatività delle donne e degli uomini e il loro contributo al bene comune», ha concluso Mattarella.

11 novembre 2021