Mattarella: «Liberare il pensiero di Moro dalla prigione»

Il presidente della Repubblica ha ricordato la figura dello statista nel Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo. Sulla situazione politica: «Ci sono momenti in cui l’unità nazionale deve prevalere sulle legittime differenze»

È iniziato a via Caetani il Giorno della Memoria. Lì dove, quarant’anni fa, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, fu fatto trovare il corpo senza vita di Aldo Moro, dopo 54 giorni di prigionia. Attraverso quel bagagliaio, passando per i binari di Cinisi sui quali fu fatto trovare, dilaniato, il corpo di Peppino Impastato, l’Italia si avviava verso la scura notte della Repubblica. Dopo tutto questo tempo, le tenebre non sono state ancora sconfitte. «Alcune verità non sono del tutto chiarite o sono rimaste oscure – ha detto Mattarella nel corso della celebrazione al Quirinale -. Non rinunceremo a cercare con gli strumenti della legge e con un impegno che deve essere corale». Bisogna partire dalla consapevolezza che «la nostra democrazia aggredita e ferita è riuscita a prevalere per la forza del suo radicamento nella coscienza del popolo italiano».

Il presidente, in mattinata, aveva reso omaggio alla memoria di Aldo Moro in via Caetani, deponendo una corona alla targa che ricorda l’uccisione dello statista democristiano. C’erano anche i presidente di Senato e Camera Maria Elisabetta Casellati e Roberto Fico e il primo ministro Paolo Gentiloni. Presenti anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma Virginia Raggi, il prefetto Paola Basilone. Alle 10.30 la cerimonia al Quirinale durante la quale sono stati premiati alcuni studenti per aver ricordato, attraverso diverse tipologie di racconto, la stagione del terrorismo nero e rosso che ha insanguinato l’Italia dagli anni 70.

A 40 anni dalle tragedie di via Fani e
via Caetani, «sentiamo il bisogno – ha riflettuto il presidente – di liberare il pensiero e l’esperienza politica di Aldo Moro da quella prigione in cui gli aguzzini hanno spento la sua vita e pretendevano di rinchiuderne il ricordo». Mattarella ha ricordato la grande sensibilità di Moro per tutto ciò che si muoveva all’interno della società: «non gli sfuggiva la pericolosità di un imbarbarimento della vita politica e civile. Ma allo stesso tempo continuava a scrutare i “tempo nuovi che avanzano”. Le stesse lettere dal carcere brigatista restano una prova della sua umanità, della sua intelligenza, della sua straordinaria tenacia».

Ricordando il senso della commemorazione ufficiale, alla presenza delle vedove e dei famigliari delle vittime del terrorismo, Mattarella ha puntualizzato: «Oggi è giorno di memoria e di solidarietà. Memoria di chi ha pagato con la vita la crudeltà del terrorismo, di chi ha servito le istituzioni e la nostra società, non cedendo al ricatto e alla paura, di chi ha tenuto alta la dignità, divenendo testimone della libertà di ciascuno di noi». Poi, Mattarella ha aggiunto un passaggio, valido anche per la difficile situazione politica che il Paese sta vivendo: «Abbiamo appreso che la democrazia vince quando non rinuncia a se stessa, ai principi di civiltà che la sostengono, alla libertà e al diritto. Abbiamo appreso che ci sono momenti in cui l’unità nazionale deve prevalere sulle legittime differenze, che vi sono momenti che richiamano a valori costituzionali, a impegni comuni, perché non divisivi delle posizioni politiche ma riferiti a interessi fondamentali del Paese, in questo senso “neutrali”».

«Il nostro Paese è stato insanguinato, dalla fine degli anni ’60, da aggressioni terroristiche di differente matrice, da strategie eversive messe in atto, talvolta, con la complicità di soggetti che tradivano il loro ruolo di appartenenti ad apparati dello Stato, da una violenza politica che traeva spinta da degenerazioni ideologiche, persino da contiguità e intrecci tra organizzazioni criminali e bande armate», ha sottolineato Mattarella parlando al Quirinale. «Non pochi tra coloro che hanno seminato morte e violenza hanno finito di scontare la loro pena e dunque hanno avuto la possibilità di reinserirsi nella società. Le responsabilità morali e storiche tuttavia non si cancellano insieme con quelle penali, e questo impone un senso di misura, di ritegno, che mai come a questo riguardo appare indispensabile». Il presidente è stato poi molto duro verso le dichiarazioni di alcuni brigatisti: «Ci sono stati casi purtroppo in cui questa misura è stata superata, con dichiarazioni irrispettose e, talvolta, arroganti, che feriscono e tentano di ribaltare il senso degli eventi, di fornire alibi di fronte alla storia. Questo non può essere consentito».

«Quarant’anni fa le Br lasciavano in via Caetani il cadavere di #AldoMoro. L’Italia rende omaggio alla memoria di un vero statista. La sua visione politica e culturale ha segnato il nostro Novecento. La sua uccisione pesa sulla coscienza della Repubblica» ha scritto, nella mattinata del 9 maggio, su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

 

9 maggio 2018