Mattarella: le guerre di aggressione, «fuori dal tempo e dalla storia»

Il presidente della Repubblica a Ferrara per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi. Il pensiero alle donne di Afghanistan e Iran: «Mancanza di libertà e diritti per persone della nostra stessa comunità: la comunità mondiale, sempre più stretta»

Gli atenei in un mondo che cambia. Si è snodato intorno a questo filo conduttore l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella questa mattina, 4 aprile, a Ferrara, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2022-2023 dell’Università degli Studi di Ferrara, il 632° dalla fondazione. «In tutto il mondo – ha osservato il capo dello Stato – le università sono chiamate a elaborare riflessioni adeguate alle condizioni che abbiamo, ai mutamenti che vi sono, agli scenari nuovi. Scenari che fanno comprendere come siano fuori dal tempo e dalla storia comportamenti da potenza dei secoli scorsi, che conducono a guerre di aggressione per annettere territori o a competizioni accanite su aspetti marginali».

Guardando alla realtà dell’Europa, «sarebbe singolare – per Mattarella – che, di fronte al successo crescente, alla grande importanza di Erasmus in sede europea, vi fosse una chiusura tra i nostri atenei, nelle forme possibili. Così come è importante, per i nostri atenei, la circolarità e il movimento dei docenti, che è sempre stata occasione di crescita culturale e scientifica per le nostre università». Sullo sfondo, un mondo che «cambia velocemente. È molto cambiato, in realtà. Il mondo di oggi non è più quello che vi era quaranta, cinquant’anni fa». Quindi, un ricordo personale: «Vorrei dire alle studentesse e agli studenti che quando ero al loro posto, oltre sessant’anni fa, il mondo era realmente, totalmente differente». E «questo richiede riflessioni».

Nell’analisi del presidente della Repubblica, «vi sono elementi di profonda diversità nelle varie zone del mondo. Queste differenze, un tempo, venivano assorbite all’interno dei territori locali, in sede locale, in ampie, grandi regioni, ma dentro ciascun continente, separatamente in ogni continente». Oggi «non è più così, perché il mondo è diventato un’unica comunità, sempre più stretta, interconnessa, sempre più raccolta al proprio interno. Al tempo di Copernico – ha proseguito – questa condizione di comunità sopra i confini e di ogni parte nel mondo allora conosciuto e frequentato, l’Europa, era propria soltanto dei clerici vagantes, degli studenti e dei docenti che giravano fra le prime e poche università, dopo l’anno Mille, per riprendere a intessere fili di cultura comune. Adesso ha questa condizione globale».

Si inserisce in questo contesto anche la menzione delle lotte e delle sofferenze delle donne in Afghanistan e Iran, a cui si è riferita nel suo discorso la rettrice Laura Ramaciotti. Citando il suo intervento, il capo dello Stato ha evidenziato che ricordarle «non è un pensiero a Paesi diversi, lontani. È una sottolineatura della mancanza di libertà e di diritti di persone che appartengono alla nostra stessa comunità: la comunità mondiale, sempre più stretta, sempre più intensamente correlata al proprio interno». Oggi, ha rilevato, «muoversi da una parte all’altra del mondo è facile. Conoscere le condizioni in cui si vive in ogni parte del mondo, da qualunque posto, è altrettanto facile. Conoscere le condizioni di benessere, ovunque, è abbastanza facile. Entrare in relazione immediata, in tempo reale, con gli interlocutori o con le condizioni di ogni altra parte, anche di contenenti un tempo lontani, è altrettanto facile. Questo rende il mondo assolutamente una comunità unica», ha commentato.

Di questo «va preso atto – sono ancora le parole di Mattarella -, perché quelle differenze di tendenze demografiche e di distribuzione di benessere e di ricchezza non si esauriscono assorbendosi dentro l’ambito locale, ma hanno contraccolpi inevitabili in ogni parte del mondo. E lo registriamo ogni giorno. Se pensiamo che tra venti, trent’anni l’Africa avrà una popolazione che sarà tre-quattro volte quella dell’intera Europa, ci rendiamo conto di come questi siano gli scenari che vanno affrontati», ha proseguito. Si tratta di «scenari totalmente nuovi che richiedono un impegno di studio, di applicazione, di iniziative totalmente nuovo. È una condizione che richiede davvero un approfondimento che non sempre registriamo – la constatazione -. Nel nostro mondo queste condizioni di mutamento sono alle volte avvertite come estranee, come lontane. Ecco, questo fa comprendere perché l’Onu abbia esortato a riformulare l’educazione, l’istruzione, per rendere il mondo adeguato alle sue condizioni attuali».

4 aprile 2023