Mattarella: la logica dell’equilibrio di bilancio non è astratto rigore

Il presidente della Repubblica alla XXXV assemblea nazionale dell’Anci, a Rimini. Nelle sue parole, un richiamo implicito al governo, dopo la bocciatura della manovra da parte dell’Ue

«La logica dell’equilibrio di bilancio non è quella di un astratto rigore: ci deve sempre guidare uno sguardo più lungo sullo sviluppo, la sua equità e la sua sostenibilità, e, al contempo, occorre procedere garantendo sicurezza alla comunità, scongiurando che il disordine di enti pubblici, e della pubblica finanza, produca contraccolpi pesanti anzitutto per le fasce più deboli, per le famiglie che risparmiano pensando ai loro figli, per le imprese che creano lavoro». Parla ai sindaci, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto ieri, 23 ottobre, alla XXXV assemblea nazionale Anci in corso a Rimini, ma nelle sue parole c’è un richiamo implicito al governo, dopo la bocciatura della manovra da parte dell’Ue. «Questa responsabilità – ammonisce – accomuna chiunque svolga funzioni rappresentative, qualunque sia la sua militanza politica, perché si tratta di un bene comune, di un patrimonio indivisibile».

Mattarella parla dei problemi di cassa nelle amministrazioni comunali ma il suo riferimento è molto più generale. Parla di innovazione e futuro, di periferie e sicurezza, ribadendo che «non ci sono, e non possono esserci, cittadine di serie A e cittadini di serie B». E ribadisce che «lo sforzo di superare gli ostacoli, di abbattere le barriere che impediscono pienezza e uguaglianza dei diritti costituisce un dovere costituzionale». Un compito precipuo per sindaci e amministrazioni comunali, «chiamati a fare la loro parte nella ricucitura e nel rafforzamento del tessuto civico nazionale», anche perché «attraverso le città e i piccoli centri si disegna il domani dell’Italia. Qui prende forma la solidarietà concreta, la fiducia, il senso di comunità, la consapevolezza collettiva».

Il presidente  si schiera accanto a quei primi cittadini minacciati e intimiditi, a quelli finiti nel mirino: «Nessun sindaco deve essere lasciare solo», afferma, parlando del clima pesante che si registra in diverse città. Al centro, il tema dell’integrazione, «motore e garanzia di sicurezza», e le recenti misure riguardanti i servizi si accoglienza e il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. «Si registrano minacce e intimidazioni nei confronti di sindaci. Nessuno può permettersi di minimizzare –  dice Mattarella -. Quando un sindaco viene minacciato, o fatto bersaglio di atti intimidatori, è l’intera Repubblica che viene minacciata e colpita. Nessun sindaco deve essere lasciato solo quando la criminalità, l’illegalità, la corruzione aggrediscono il circuito democratico più vicino al cittadino. Comincia qui la credibilità del nostro sistema». D’altro canto, prosegue, «la responsabilità dei sindaci deve indurre a non abbassare mai la guardia sul terreno della legalità, condizione della fiducia dei cittadini e di un sano sviluppo economico».

Il compito del sindaco, è la conclusione di Mattarella, «è un impegno di grande fascino e significato. Perché la politica è anzitutto servizio alle persone e alle comunità. Quando smarrisce questo carattere, la politica si spegne». La crisi economica «più lunga e profonda dal dopoguerra», riflette il Capo dello Stato, ha lasciato «ferite» nella società, ridotto i margini di bilancio, costretto a rinunce e talvolta «ad amputazioni non facilmente comprensibili». Ma è responsabilità di tutti, avverte riprendendo le parole del presidente dell’Anci Decaro, assicurare continuamente «valore, capacità ed efficienza al presidio repubblicano più prossimo ai bisogni e alle aspettative delle persone».

24 ottobre 2018