Mattarella: «La libertà è irrinunciabile. Chi la limita è il virus, non le regole per sconfiggerlo»

La consegna del Ventaglio da parte dell’Associazione stampa parlamentare. Uno sguardo ai «mesi difficili» della pandemia e le sfide aperte per il futuro

I «mesi difficili» della pandemia e la “scoperta” di un mondo «sempre più interdipendente». Ha preso le mosse da qui ieri, 28 luglio, il discorso del presidente Mattarella nella cerimonia di consegna del Ventaglio da parte dell’Associazione stampa parlamentare, che si è svolta nei giardini del Quirinale. «Risulta evidente la necessità di un profondo ripensamento verso forme di ampia e crescente cooperazione internazionale – ha osservato – e mi auguro che questa esigenza venga compresa nella comunità internazionale».

Due, nelle parole del capo dello Stato, i «filoni» che ci hanno permesso di incamminarci sulla via dell’uscita dalla crisi», seppure «lentamente e non senza contraddizioni», vale a dire «la campagna di vaccinazione e la scelta di mettere in campo ingenti sostegni pubblici per contenere le conseguenze delle chiusure e dei distanziamenti a livello economico, produttivo, occupazionale». Certo, «la pandemia non è ancora alle nostre spalle. Il virus è mutato e si sta rivelando ancora più contagioso – ha continuato -. Più si prolunga il tempo della sua ampia circolazione e più frequenti e pericolose possono essere le sue mutazioni. Soltanto grazie ai vaccini siamo in grado di contenerlo».

Riferendosi alla vaccinazione, Mattarella ha parlato di «un dovere morale e civico» dato che il vaccino «riduce grandemente la possibilità di contrarre il virus, la sua circolazione e la sua pericolosità. Nessuna collettività è in grado di sopportare un numero di contagi molto elevato, anche nel caso in cui gli effetti su molta parte dei colpiti non fossero letali. Senza attenzione e senso di responsabilità rischiamo una nuova paralisi della vita sociale ed economica – il monito -; nuove, diffuse chiusure; ulteriori, pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese, che possono essere evitate con attenzione e senso di responsabilità». Nelle parole del presidente, la libertà è «condizione irrinunciabile ma chi limita oggi la nostra libertà è il virus non gli strumenti e le regole per sconfiggerlo. Si può dire: “In casa mia il vaccino non entra” – ha esemplificato -. Ma questo non si può dire per ambienti comuni, non si può dire per gli spazi condivisi, dove le altre persone hanno il diritto che nessuno vi porti un alto pericolo di contagio; perché preferiscono dire: “In casa mia non entra il virus”».

Tra i temi affrontati da Mattarella, anche il «regolare andamento del prossimo anno scolastico», che «deve essere una priorità assoluta». Si tratta di reagire «con prontezza e determinazione» ai danni «culturali e umani» registrati nell’ultimo anno e mezzo nel mondo della scuola. Il capo dello Stato non ha dubbi: «Occorre tornare a una vita scolastica ordinata e colmare le lacune che si sono formate. Gli insegnanti, le famiglie, tutti devono avvertire questa responsabilità, questo dovere, e corrispondervi con i loro comportamenti». Quindi, ancora riferito alla campagna vaccinale: «Auspico fortemente che prevalga il senso di comunità, un senso di responsabilità collettiva».

Allargando lo sguardo al di fuori dei confini nazionali, il presidente della Repubblica ha ricordato che «sono in procinto di giungere le prime risorse del programma Next Generation. Gli interventi e le riforme programmate devono adesso diventare realtà. Non possiamo fallire: è una prova che riguarda tutto il Paese, senza distinzioni». L’auspicio allora è che «le forze politiche, di fronte a un tempo che sembra volgersi verso prospettive migliori, continuino a lavorare nella doverosa considerazione del bene comune del Paese. Conto – è l’appello – che non si smarrisca la consapevolezza dell’emergenza che tuttora l’Italia sta attraversando, dei gravi pericoli sui versanti sanitario, economico e sociale. Che non si pensi di averli alle spalle. Che non si rivolga attenzione prevalente a questioni non altrettanto pressanti». Se è vero infatti che «abbiamo iniziato un cammino per uscire dalla crisi», è anche vero che «siamo soltanto all’inizio. Ci siamo dati obiettivi ambiziosi e impegnativi, di medio e lungo periodo. Perseguirli con serietà e responsabilità significa anzitutto guardare con il realismo necessario all’orizzonte che abbiamo davanti».

L’ultima nota del capo dello Stato è per il mondo dell’informazione, «in particolare quello della carta stampata», nel quale gli effetti della pandemia «si sono aggiunti a fenomeni già in corso che producono fratture dei nostri modelli di sviluppo e di convivenza, sfidandoci a un loro ripensamento complessivo. Questa capacità di lettura dei tempi nuovi e del bisogno di adeguamento – ha osservato – rappresenta un impegno essenziale per le democrazie». Imprescindibile in questo senso, per Mattarella, la «riaffermazione dei fondamentali diritti di libertà che sono il perno della nostra Costituzione e dell’Unione europea».

Alla cornice di sicurezza entro cui devono poter operare i giornalisti, «in virtù della loro specifica funzione», si aggiunge anche l’esigenza di agire «affinché il processo di ristrutturazione e di riorganizzazione del comparto industriale dei media non veda indebolirsi il loro contributo alla vita democratica del Paese», ha continuato Mattarella, secondo cui «garantire rigore e autonomia significa prendere atto che ai giornalisti iscritti all’Ordine e, dunque, chiamati a svolgere un’attività racchiusa nell’ambito di specifiche regole deontologiche, vanno applicate quanto meno garanzie eguali alle altre categorie di lavoratori, a partire dall’ambito previdenziale». E ancora: «Lo stesso criterio è bene che trovi applicazione in materia di ammortizzatori sociali, destinati ad affrontare crisi aziendali per superarle e anche per accompagnare la trasformazione dei supporti tecnologici che assicurano la circolazione delle notizie». Al Parlamento il compito di assicurare che «non si possa mettere il bavaglio alla ricerca della verità» e di «bilanciare correttamente questo valore con la tutela della reputazione e della dignità delle persone».

Al mondo del giornalismo infine il capo dello Stato ha segnalato un altro virus da cui stare in guardia: quello «dell’autoreferenzialità, della configurazione del proprio ruolo come centrale nella vita sociale», che, ha avvertito, circola in ogni ambito. «Questo rischio è molto presente nella politica: personalmente rammento continuamente a me stesso di tenerlo lontano», ha proseguito. Quindi, guardando ai suoi interlocutori, ha osservato che «talvolta» in ambito giornalistico «affiora l’assioma che un’affermazione non smentita va intesa come confermata, così che una falsa notizia può essere spacciata per vera perché non risulta smentita. Nell’ormai innumerevole elenco esistente di testate stampate, radiotelevisive e online, di siti, di canali social – ha rilevato -, si tratta di una pretesa davvero piuttosto stravagante». Di qui l’esortazione conclusiva «alla professionalità dei giornalisti e alla loro etica professionale».

29 luglio 2021