Mattarella: «Borsellino e Falcone hanno dimostrato che la mafia può essere sconfitta»

Il presidente della Repubblica ricorda l’anniversario della strage di via D’Amelio, «barbaro eccidio incancellabile nella coscienza civile». L’omaggio delle istituzioni

A 31 anni dalla strage di via D’Amelio, in cui morirono il giudice Borsellino e i poliziotti della scorta, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dà voce al cordoglio dell’Italia. «La Repubblica – afferma – si inchina alla memoria di Paolo Borsellino, magistrato di straordinario valore e coraggio, e degli agenti della sua scorta – Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina – che con lui morirono nel servizio alle istituzioni democratiche».

Il capo dello Stato parla di «barbaro eccidio, compiuto con disumana ferocia», che «colpì l’intero popolo italiano e resta incancellabile nella coscienza civile». Nella sua analisi infatti «il nome di Paolo Borsellino, al pari di quello di Giovanni Falcone, mantiene inalterabile forza di richiamo ed è legato ai successi investigativi e processuali che misero allo scoperto per la prima volta l’organizzazione mafiosa e ancor di più è connesso al moto di dignità con cui la comunità nazionale reagì per liberare il Paese dal giogo oppressivo delle mafie. Borsellino e Falcone – prosegue – avevano dimostrato che la mafia poteva essere sconfitta». Oggi, «il loro esempio ci invita a vincere l’indifferenza, a combattere le zone grigie della complicità con la stessa fermezza con cui si contrasta l’illegalità, a costruire solidarietà e cultura dove invece le mafie puntano a instillare paura», afferma, rinnovando il cordoglio e la vicinanza «ai familiari di Paolo Borsellino e degli altri servitori della Stato che pagarono con la vita la difesa della nostra libertà».

Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa ricorda la morte di Borsellino, «un grande eroe italiano: un uomo che con coraggio ha dedicato la propria vita al bene della comunità affrontando a testa alta la criminalità organizzata. Il suo insegnamento – riflette – è patrimonio comune e rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per tutti coloro che credono nei valori della giustizia e della legalità». Con il magistrato, la seconda carica dello Stato ricorda anche gli agenti della scorta uccisi nello stesso attentato. «Voglio ricordarli, insieme alle tante donne e uomini che, ispirati anche dal loro esempio, onorano la nazione e si sacrificano ogni giorno per difendere i valori irrinunciabili di libertà e sicurezza. Paolo Borsellino – conclude – ci ha lasciato un’eredità importante. Una eredità che abbiamo il dovere di onorare e tramandare. Oggi, 19 luglio, con i nostri cuori, le nostre storie e le nostre coscienze, siamo tutti in via D’Amelio».

Omaggio e preghiera per Borsellino e gli agenti della sua scorta anche nelle parole del presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana. «Il coraggio, l’impegno e la dedizione di Paolo Borsellino e dei suoi collaboratori rappresentano un immutato esempio di integrità morale; il loro sacrificio, un monito perenne sulla necessità di perseguire e sostenere sempre la lotta alla mafia – dichiara -. È dovere delle istituzioni rendere vivo e perenne il ricordo di quanto avvenne il 19 luglio 1992. Preserviamone e tramandiamone la memoria alle nuove generazioni – conclude – affinché esse possano a loro volta contribuire, con il loro impegno civile, a coltivare ogni giorno i valori della legalità e della giustizia impressi nella nostra Costituzione».

Legato a filo rosso con la sua storia personale il ricordo della premier Giorgia Meloni. «La strage di via D’Amelio, dove Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta vennero uccisi dalla mafia, è stato il motivo per il quale ho iniziato a fare politica – scrive in un post sui suoi canali social -. La data del 19 luglio 1992 rappresenta una ferita ancora aperta per chi crede in un’Italia giusta. Paolo – prosegue – sfidò il sistema mafioso senza mai temere la morte, insegnandoci a non restare a guardare e a non voltarci mai dall’altra parte. Il suo coraggio e la sua integrità sono doni che ci ha lasciato e che tanti giovani hanno deciso di raccogliere per affermare due valori imprescindibili: la legalità e la giustizia. Oggi, a 31 anni di distanza da quel terribile attentato, ricordiamo tutti quegli eroi che non ebbero paura di denunciare al mondo il vero volto della criminalità organizzata e che servirono lo Stato fino all’ultimo. Nel loro esempio – conclude – portiamo avanti il nostro impegno quotidiano per estirpare questo male dalla nostra nazione: solo così il loro sacrificio non sarà mai vano».

19 luglio 2023