Presentando la realtà della Fisc e delle 183 testate locali che rappresenta, il presidente uscente don Adriano Bianchi ha evidenziato che «ancora oggi siamo capaci di fornire un prodotto giornalistico professionale e degno di un’informazione la più completa possibile a volte anche con pochi mezzi, confidando spesso – ha aggiunto – sul volontariato generoso di tanti operatori e sull’illuminato sostegno da un lato delle nostre diocesi, che hanno capito che questo può essere un modo concreto e intelligente di esercitare la virtù della carità, e dall’altro, per molti, ma non tutti, dello Stato che fin ad ora ha riconosciuto nel nostro lavoro un servizio concreto alla libertà, al pluralismo, alla democrazia e alla coesione sociale del nostro Paese. Di questo sostegno – è il monito di don Bianchi – abbiamo ancora bisogno».

Relativamente alle «trasformazioni che il mondo dell’editoria sta vivendo attraverso l’innovazione tecnologica», il presidente della Fisc ha spiegato che «siamo convinti che, nonostante le nuove modalità di informazione diretta che i cittadini hanno a disposizione attraverso le piattaforme digitali, il ruolo della stampa e del lavoro giornalistico siano ancora insostituibili nel loro compito di mediazione, di un racconto professionalmente calibrato per garantire un corretto sviluppo del dibattito pubblico nei territori e nel Paese». Una sfida, questa, che «richiederà tutto il nostro impegno anche per il futuro. Come anche in passato – ha assicurato – la collaborazione della nostra Federazione non mancherà quando si tratterà di individuare nuovi strumenti legislativi a favore della stampa e del pluralismo informativo».

Don Bianchi ha tratteggiato, quindi, il carattere dei settimanali Fisc: «Legati all’esperienza locale, senza mai essere stati chiusi nelle ristrettezze localistiche; aperti alle innovazioni sociali, politiche e culturali, senza perdere di vista il patrimonio culturale, morale, di vita, del messaggio evangelico della storia dei territori italiani». I «nostri settimanali», ha spiegato, si sforzano di «raccontare e di formare attraverso un’informazione puntuale, accurata ciò che accade con lo sguardo di chi sta vicino». Ancora, «siamo impegnati a “fare opinione”, a formare coscienze libere e consapevoli anche oggi. Lo facciamo da cattolici richiamandoci a valori permanenti che si fondano sulla nostra comune ispirazione cristiana a servizio, speriamo, di una comunicazione che sappia cogliere la ricchezza così feconda dell’esperienza della nostra gente e restituirla per il bene di tutti».

21 novembre 2019