Mattarella al Csm: magistratura soggetta alla legge, non ai media

Al Quirinale la cerimonia con la quale si è dato commiato ai componenti del Consiglio superiore della magistratura, presentando i nuovi. Il presidente della Repubblica: «Nessuna sottomissione a opinioni correnti»

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato questa mattina, 25 settembre, al Quirinale i nuovi componenti del Consiglio superiore della magistratura, dando commiato ai loro predecessori. E lo ha fatto senza mezzi termini riguardo al ruolo della magistratura, che «non deve rispondere alle opinioni correnti – ha sottolineato –  perché è soggetta soltanto alla legge». Soffermandosi sul lavoro svolto dal Csm nel quadriennio appena conclusosi, il Capo dello Stato ha evidenziato lo sforzo fatto per «rendere più efficace l’azione giudiziaria», potenziando gli strumenti organizzativi disponibili.

«Ho avuto modo di apprezzare anche le linee-guida adottate per una corretta comunicazione sociale – ha proseguito Mattarella -, le quali rappresentano segno evidente dell’importanza attribuita alla trasparenza e alla comprensibilità delle decisioni giudiziarie, qualità che rafforzano l’indipendenza della magistratura e, più in generale, l’autorevolezza delle istituzioni». Quindi il presidente ha precisato che «l’attenzione e la sensibilità agli effetti della comunicazione non significa – come tante volte è stato ricordato in tante sedi – orientare le decisioni giudiziarie secondo le pressioni mediatiche né, tanto meno, pensare di dover difendere pubblicamente le decisioni assunte». Nelle parole del Capo dello Stato, «doverose», per la magistratura, «la credibilità e la trasparenza del suo agire, che possono essere rafforzate anche da un’adeguata comunicazione istituzionale».

Ancora, ricordando che il ruolo attribuito dalla Costituente al Csm come strumento per «dare concretezza al principio di indipendenza della giurisdizione, che costituisce un cardine della nostra democrazia», Mattarella ha evidenziato come i componenti “laici” che ne fanno parte «sono eletti non perché rappresentanti di singoli gruppi politici (di maggioranza o di opposizione) bensì perché, dotati di specifiche particolari professionalità, il Parlamento ha affidato loro il compito di conferire al collegio un contributo che ne integri la sensibilità». Nello stesso tempo, «i togati non possono e non devono assumere le decisioni secondo logiche di pura appartenenza. Ciò che deve guidare i componenti tutti del Csm – l’ammonizione – è il senso del servizio all’istituzione così come la prospettiva del servizio al Paese». Dal Consiglio superiore della magistratura «la Repubblica – ha chiosato Mattarella – si attende che questo sia l’unico criterio di comportamento».

25 settembre 2018