Maternità surrogata, la Papa Giovanni XXIII chiede abolizione universale

La lettera al premier Conte a favore dei bambini rimasti bloccati a Kiev per l’impossibilità delle coppie straniere “committenti” di ritirarli, per il Covid-19

C’è il tema della maternità surrogata al centro della lettera indirizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII al presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte. Più in particolare, ci sono i bambini nella clinica ucraina Biotexcom, «sottratti deliberatamente alle loro madri biologiche perché qualcuno li ha pagati» e rimasti bloccati a Kiev a causa dell’impossibilità delle coppie straniere “committenti” di ritirarli dall’agenzia di maternità surrogata a causa dell’emergenza Covid-19. Tra queste, anche alcune coppie italiane, evidenziano dalla Comunità fondata da don Oreste Benzi, «sebbene in Italia la surrogazione di maternità costituisca reato».

Esprimendo indignazione per il «vergognoso sfruttamento delle madri surrogate e di tanti bimbi che diventano oggetto di compravendita», la Papa Giovanni XXIII – che gestisce centinaia di case famiglia in Italia e nel mondo – chiede al governo italiano tre azioni a favore dei bambini di Kiev. La prima è che i piccoli «rimangano con le loro mamme, quelle che li hanno partoriti». Se questo non fosse possibile, «chiediamo che si dia avvio all’iter dell’adozione», si legge nella missiva, firmata dal presidente della Comunità, Giovanni Paolo Ramonda». Ancora, «chiediamo di uscire dall’ambiguità ed intraprendere tutte le azioni politiche per ostacolare il ricorso di cittadini italiani a questa pratica all’estero – prosegue Ramonda -. E infine chiediamo di sostenere l’abolizione universale della pratica dell’utero in affitto».

22 maggio 2020