“Maronna d’ ‘o Carmene!”: l’omaggio di padre Zappatore alla pietà popolare

Nell’opera pubblicata dalle Edizioni Carmelitane oltre 500 tra canzoncine, poesie e filastrocche, in dialetto e non, dedicate alla Madonna del Carmine

Come uno scrigno custodisce un tesoro prezioso, così l’ultimo libro di padre Lucio Zappatore, dell’Ordine dei Carmelitani, parroco della comunità dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, «vuole farsi custode della ricchezza della tradizione popolare legata alla devozione alla Madonna del Carmine, tanto diffusa e sentita», spiega l’autore. Pubblicata dalle Edizioni Carmelitane, l’opera si intitola “Maronna d’ ‘o Carmene!”, riprendendo «l’esclamazione entrata nell’intercalare non solo dei napoletani», dice il religioso, ed è un volume di 650 pagine che «mi accompagna da tutta la vita perché negli anni ’60 era nato come tesi di laurea».

Il progetto di studio originariamente presentava un’impostazione dapprima liturgica e poi pastorale mentre oggi «mette insieme la ricerca etnico-teologica e la pietà popolare, raccogliendo oltre 500 tra canzoncine, poesie e filastrocche, in dialetto e non, inserendosi in quella tradizione viva del sensum fidelium», dice ancora Zappatore, riferendosi al commento alla pubblicazione dell’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. La storia comincia «dal Monte Carmelo in Palestina, dove agli inizi del XIII secolo ha origine questa speciale devozione mariana, che a poco a poco si diffonde in tutto il mondo – illustra il religioso -, così da diventare una delle più popolari, raccomandata addirittura da santi e pontefici».

Nel 2015, nel corso di un’intervista concessa a un quotidiano argentino, «Papa Francesco ha raccontato di avere fatto un voto alla Madonna del Carmelo il 16 luglio del 1990 -riferisce Zappatore -, rinunciando a vedere da allora la tv». Quindi, il frate, che nel 2004, nel corso di un incontro con il clero romano, fece fare a Giovanni Paolo II un saluto in romanesco, ricorda come il pontefice polacco «ha sempre manifestato pubblicamente la sua devozione alla Madonna del Carmine, di cui portava lo Scapolare fin da ragazzo». Lo indossava anche il giorno dell’attentato e sull’ambulanza chiese ai medici di non toglierglielo. Dal 2007, «uno Scapolare di Giovanni Paolo II, dono del cardinale Stanislao Dziwisz, suo segretario, si trova nella parrocchia romana di Santa Maria Regina Mundi a Torrespaccata, dove sono stato parroco a lungo – continua -, e dal 2011 viene da me portato alla venerazione dei fedeli presso le parrocchie, le Confraternite e i Terz’Ordini Carmelitani che ne fanno richiesta».

Proprio a motivo di questa sua missione, «attraversando non solo l’Italia ma il mondo intero», padre Zappatore ha avuto modo di scoprire, in oltre 100 pellegrinaggi, «canti, poesie e filastrocche dedicati alla Madonna del Carmine, frutto della tradizione e della pietà popolari. Ho voluto raccoglierli e documentarli prima che il tempo li cancellasse dalla nostra storia e dalla nostra cultura religiosa».

8 luglio 2021