Marco Frisina: quando la vocazione si “scrive” sul pentagramma

Presentato al Seminario Maggiore il libro autobiografico “Mio canto è il Signore”. L’arcivescovo Fisichella: «Con la musica sulla Via Pulchritudinis, che è via privilegiata per la trasmissione della fede»

La musica vissuta prima come passione, poi come strumento di evangelizzazione: monsignor Marco Frisina, direttore del Coro della diocesi di Roma, racconta il suo legame con l’arte che caratterizza la sua vita e il suo ministero nel libro autobiografico “Mio canto è il Signore”, presentato ieri sera, 15 maggio, nella Sala Tiberiade del Pontificio Seminario Romano Maggiore. «Essere musicista ed essere sacerdote sono due vocazioni che si sono intrecciate nella mia vita in modo speciale – ha chiosato il sacerdote, intervistato dal vaticanista Francesco Antonio Grana -: entrai in Seminario quando frequentavo l’ultimo anno di Conservatorio e la musica è stata l’anello di congiunzione tra due percorsi che non ho mai sentito come distinti». Entrambi vissuti come una missione. Perché «fare musica non è che un modo di evangelizzare – ha spiegato l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione -: questa arte permette di raggiungere un alto livello di interlocuzione percorrendo la Via Pulchritudinis», la via della bellezza, «che è via privilegiata per la trasmissione della fede».

francesco antonio grana, marco frisina, rino fisichellaComporre musica, quindi, «è creare bellezza e generare occasione di riflessione», ha detto ancora Fisichella facendo riferimento alla propria personale esperienza: «Spesso per le mie catechesi ho preso spunto dai testi di canzoni, sia liturgiche e sacre che non, perché aiutano nell’evangelizzazione in quanto producono uno stimolo al pensiero profondo». Citando poi i tre componimenti di Frisina da lui preferiti, «quelli che ascolto sempre commuovendomi», il presule ha evidenziato come «la sua musica sia sempre legata alla Parola, dimostrando un fondamento biblico significativo capace di coinvolgere tutti e far cantare intere assemblee». A questo proposito l’arcivescovo ha sottolineato «il ruolo importante dei cori e delle corali, che svolgono un vero ministero nella Chiesa, di cui c’è tanto bisogno, aiutando il popolo di Dio a raggiungere il livello della contemplazione». Per questo il canto liturgico non va improvvisato e chi lo esegue «ha bisogno di formazione, non solo artistica, musicale e tecnica, in riferimento alla responsabilità che assume: aiutare a pregare e a pregare insieme». Su questi orientamenti sarà organizzato il terzo Incontro internazionale delle corali in programma a novembre: un «momento di riflessione e confronto per la definizione di linee guida fondamentali», per vivere la musica davvero secondo le indicazioni di Papa Francesco «per il quale essa “eleva e unisce”».

coro diocesiDel pontefice ha parlato anche Frisina raccontando di avere raccolto «la sua confidenza sul non “avere un buon orecchio” né una bella vocalità», a differenza del Papa emerito Benedetto XVI, «grande amante e fine conoscitore della musica che vive davvero come strumento e invito alla meditazione». Il sacerdote ha ricordato anche il legame affettuoso e paterno vissuto con Giovanni Paolo II, che «volle fortemente la nascita del Coro della Diocesi di Roma». Un ricordo tra tutti: la coreografia che durante la veglia della Giornata mondiale della gioventù a Tor Vergata «improvvisò sollevando e muovendo le braccia sulle note di “Jesus Christ you are my life“, che da quel momento è diventato l’inno delle Gmg». Un ritornello semplice e immediato, scritto per «essere cantato da tutti e nato durante un pranzo, appuntato in fretta su un tovagliolo di carta» ha raccontato Frisina, spiegando come ogni genere di componimento, «da quello liturgico a quello per le colonne sonore di cinema e fiction tv sono sempre una nuova sfida entusiasmante per me» e come «la musica possa essere modulata in infiniti modi perché è l’espressione delle infinite esperienze umane».

“Mio canto è il Signore”, pubblicato dalla Elledici e scritto con il salesiano Antonio Carriero, sarà in libreria dal 21 maggio. Alla presentazione erano presenti in sala anche don Valerio Bocci, direttore generale della casa editrice salesiana, e don Francesco Cereda, vicario generale del Rettore maggiore dei Salesiani, che hanno espresso gratitudine «per questo progetto editoriale in piena sintonia con la missione educativa di don Bosco il quale diceva sempre ai suoi giovani di Valdocco che un oratorio senza musica è come un corpo senza anima».

16 maggio 2018