Marayati a Ognissanti: «Da Aleppo non vogliamo scappare»

L’arcivescovo armeno cattolico è intervenuto alla veglia di preghiera per la Siria: «Combattono una guerra sporca, bisogna fermarla»

L’arcivescovo armeno cattolico è intervenuto alla veglia di preghiera per la Siria: «Combattono una guerra sporca, bisogna fermarla»

«Una guerra sporca». Lo ha detto Boutros Marayati, arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, alla veglia organizzata giovedì 12 maggio alla parrocchia di Ognissanti per pregare per la Siria. Insieme alla preghiera, la testimonianza dell’arcivescovo. La guerra dura da cinque anni e per Marayati Stati Uniti e Arabia Saudita appoggiano l’esercito del terrore: «La mia città è divisa in due parti – ha spiegato – da una parte Isis, gli estremisti islamici, l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti; dall’altra parte, dove ci troviamo noi, il governo, Russia e Iran».

«Noi siamo l’origine del cristianesimo – ha detto con amarezza l’arcivescovo armeno -. San Paolo si è convertito a Damasco. Le prime comunità di cristiani si sono sviluppate ad Antiochia, vicino ad Aleppo», oggi sono vittima di persecuzione. I cristiani, ha ricordato, devono fronteggiare il problema dei rapimenti e delle uccisioni dei credenti, soprattutto se religiosi: «Come non ricordare il rapimento di padre Dall’Oglio, e quello di un parroco della mia diocesi che avevo ordinato io stesso; aveva studiato in seminario qui a Roma. Pensate a come sta sua madre – ha aggiunto -. Ogni giorno va in balcone sperando di vederlo tornare».

Così, l’arcivescovo ha parlato della situazione che si vive ogni giorno ad Aleppo: «Beati i perseguitati, beati quelli che operano per la pace» ha esclamato. «A quelli che vanno dico “il Signore sia con te” a quelli che restano dico invece “il Signore è con noi”». Dei quattro milioni di cittadini, tre sono andati via. La guerra sta mettendo in difficoltà tutti, soprattutto bambini e anziani. Ci sono bambini nati con la guerra, ha raccontato Marayati, loro non sanno cosa sia una vita normale: «Pensate ai bambini nati cinque anni fa. Loro non sanno cosa sia avere sempre l’acqua, l’energia elettrica. Non sanno cosa sia un sonno tranquillo, sono sempre vissuti sotto le bombe». La vita è quasi impossibile: «Non ci sono medicine, il cibo scarseggia. Hanno colpito scuole e ospedali». Lo stesso è accaduto alle chiese: «La mia cattedrale è stata bombardata» ha ricordato l’arcivescovo.

Non c’è solo afflizione. Ad Aleppo si cerca di reagire: «Noi non vogliamo andare via», ha sottolineato l’arcivescovo. Per chi resta la vita è dura ma si è creata una rete di solidarietà: «Quando ci arrivano viveri dalla Caritas o dalla Croce Rossa non guardiamo se chi ha bisogno è cristiano o musulmano», così come accade tra i vicini di casa: «Racconto la storia di un ragazzo musulmano – ha detto poi Maryati -. Lui ogni giorno va da una donna anziana cattolica e le porta acqua, latte, medicine e cibo. Altri cristiani nello stesso palazzo non lo fanno, ma lui sì». Le chiese e i vescovadi ancora in piedi sono diventati punti dove quelli che restano si incontrano e si aiutano il più possibile.

I fedeli di Ognissanti hanno ascoltato con attenzione e hanno ringraziato Marayati per la sua testimonianza, ma soprattutto hanno voluto capire. Dopo il Vangelo e prima della benedizione è stato dato spazio alle domande e l’arcivescovo non si è sottratto: «I motivi economici alla base sono tanti – ha risposto alla prima ragazza che gli ha posto una domanda -. Perché questa guerra? Tutti perseguono i propri interessi e oggi uno dei maggiori interessi nel mondo è il petrolio. Non voglio entrare in questioni politiche ed economiche, ma in ogni guerra c’è una ragione materiale ed economica: sono il petrolio e il gas, senza contare che tutto ciò e possibile grazie al commercio di armi. Più ci sono guerre, più si vendono armi e ci sono Paesi che diventano ricchi».

Marayati si è espresso criticamente sull’azione dell’Occidente in Medio Oriente: «Se non si vuole l’immigrazione, bisogna fermare la guerra» ha detto. I capi di stato occidentali invece, ha ricordato, hanno espresso cordoglio per le vittime francesi, ma sono rimasti incuranti del resto del mondo: «Sono morti dei giornalisti in Francia e tutti i capi di stato hanno sfilato insieme. In Yemen sono state uccise quattro suore di Madre Teresa ma non si è mosso nessuno». Per il vescovo Giuseppe Marciante, ausiliare del settore Est che ha presieduto la veglia, l’incontro è stato importante: «Abbiamo pregato per la Siria e per Aleppo avendo chiara la visione delle cose – ha commentato -. È importante avere la testimonianza concreta di coloro che vivono la guerra, così la nostra preghiera si fa in qualche modo più reale. Da stasera siamo più coscienti».

 

13 maggio 2016