“Mano nella mano” con Sergio Cammariere

Il cantautore in concerto domenica 18 gennaio alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica per presentare il nuovo album: dieci canzoni, tra jazz e ritmi latini, fino allo stile della scuola cantautoriale italiana

Due anni di attesa (la media di distanza dei suoi sette album, dal 2002) in cui, lo ammettiamo, le sue note eleganti, la voce calda e avvolgente, gli arrangiamenti di gran classe, le atmosfere immaginifiche ci erano mancate. E poi rieccolo, Sergio Cammariere, per la gioia dei fan e delle orecchie in cerca di toni vintage e poesie in musica. Sono passati dodici anni dal suo primo Festival di Sanremo, dove la raffinata “Tutto quello che un uomo”, piazzatasi al terzo posto, lo fece conoscere al grande pubblico. Poi tanti premi “di nicchia”, e riconoscimenti dal mondo della canzone d’autore. Un altro Sanremo, nel 2008, con “L’amore non si spiega”, e tante perle donate al cinema.

Da qualche mese Cammariere è tornato finalmente sulle scene musicali, con un nuovo album, “Mano nella mano”, che non ci stancherebbe mai di ascoltare. Dieci canzoni tra echi jazz, ritmi latini, sudamericani e a tratti arabeggianti, musica classica, lo stile della grande scuola cantautoriale italiana, più una traccia finale strumentale con Cammariere al piano e il jazzista sardo Antonello Salis alla fisarmonica. Testi firmati per lo più dal suo storico paroliere Roberto Kunstler, che usa le parole con magistrale poesia; brano d’apertura, “Mano nella mano”, che ci catapulta con i suoi ritmi in Andalusia, fino a Tarifa, il luogo dove l’Africa e l’Europa si tengono per mano e l’Oceano e il Mediterraneo si incontrano mescolando le loro correnti e dove è nata l’ispirazione per questo album.

Con lui, sofisticato pianista autodidatta oltre che compositore, l’amico di sempre Fabrizio Bosso alla tromba e flicorno, due musicisti di autentica cultura brasiliana, Roberto Taufic alla chitarra e Alfredo Paixao al basso, oltre alla sezione ritmica con Amedeo Ariano, batteria e Luca Bulgarelli, contrabbasso e l’arricchimento dato da un generoso Bruno Marcozzi a percussioni e batteria.

Impegnato in tour per promuovere l’album, farà tappa a Roma all’Auditorium Parco della Musica di Roma domenica 18 gennaio, influenza – che lo ha colpito in questi giorni – permettendo. Intanto, vale la pena ascoltare i nuovi brani. L’album si apre con la canzone omonima “Mano nella mano”, omaggio, tra le righe, al grande cantautore catalano Joan Manuel Serrat. “L’amore trovato” è una di quelle canzoni nelle quali chi cerca consolazione per un amore deluso può riconoscersi, immedesimandosi nel racconto e sollevandosi con i ritmi leggeri.

“Ed ora”, è una ventata di allegria, con l’incursione vocale di Gegè Telesforo e il suo inconfondibile scat al confine con il rap. Poi il tocco romantico della tromba di Fabrizio Bosso ne “Le incertezze di marzo”, scritta da Giulio Casale (leader degli Estra, rock band spiccata negli anni Novanta). A metà album “Io senza te tu senza me”, l’omaggio a Bruno Lauzi che il cantautore crotonese aveva già omaggiato in altre occasioni.

«La vita, questo racconto surreale», canta nella struggente “La vita ci vuole”. Poi due brani in cui torna preponderante il tema dell’attesa: “Ancora non mi stanco” e “Siedimi accanto” e, prima della chiusura strumentale di “Pangea”, brano molto suggestivo ed evocativo, due personaggi, la centralinista di “Così solare” e “Quel tipo strano”.

16 gennaio 2015