Mandato d’arresto internazionale per il presidente russo Putin

La Corte penale internazionale: può essere processato. L’accusa: deportazione illegale di bimbi ucraini. È la prima volta per il capo di uno Stato del Consiglio di sicurezza Onu

Deportazione illegale e adozione forzata di 16mila bambini ucraini nelle zone occupate. Sono questi i crimini di guerra per i quali la Corte penale internazionale ha emesso, venerdì 17 marzo, un mandato di cattura contro il presidente russo Vladimir Putin. «Vi sono fondati motivi per ritenere che Putin abbia la responsabilità penale individuale per i suddetti crimini, per averli commessi direttamente, insieme ad altri e/o per interposta persona, e per il suo mancato controllo sui subordinati civili e militari che hanno commesso quegli atti», si legge in una nota diffusa dalla Corte dell’Aja, che ha emesso anche un altro mandato di arresto nei confronti di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissario del Cremlino per i Diritti dei bambini. Immediata la replica del Cremlino: «Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per il nostro Paese, nemmeno dal punto di vista legale». Mosca infatti – così come gli Usa – non aderisce allo Statuto di Roma,  il trattato internazionale istitutivo della Corte penale internazionale, ratificato da 123 Paesi. In base al mandato di cattura, Putin non potrebbe viaggiare in questi 123 Stati, che potrebbero arrestarlo una volta giunto sul suo territorio.

Si tratta di una decisione, da parte della Corte dell’Aja, che rappresenta qualcosa di più di un “segnale”. Lo ha chiarito il procuratore capo Karim Khan, all’indomani dell’emissione del mandato, ricordando alcuni precedenti: i processi storici contro i criminali di guerra nazisti, l’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic e l’ex leader liberiano Charles Taylor, esempi di figure apparentemente intoccabili che hanno dovuto affrontare la giustizia. Parlando con i giornalisti della Cnn, ha argomentato così la sua convinzione che Putin possa essere effettivamente processato, nonostante Mosca sostenga di non essere soggetta alle decisioni della Corte dell’Aja.

Soddisfazione nelle reazioni del presidente Usa Joe Biden e del cancelliere tedesco Olaf Scholz. «La Corte penale internazionale è l’istituzione giusta per indagare sui crimini di guerra. Il fatto è che nessuno è al di sopra della legge ed è quello che sta diventando chiaro in questo momento», sono le parole di quest’ultimo. Un «fatto storico», lo definisce, perché il presidente russo è ora il primo capo di Stato di un Paese membro permanente del Consiglio di Sicurezza Onu per il quale è stato spiccato un mandato d’arresto, come ha sottolineato lo stesso procuratore capo Khan.

Da Kiev intanto la vice premier Iryna Vereshchuk rivolge un forte appello alla consegna immediata da parte di Mosca della lista dei minori ucraini deportati: «Di tutti gli orfani e i bambini privati delle cure parentali che il 24 febbraio 2022 erano cittadini ucraini, fino all’età di 18 anni inclusi; di quelli che si trovano ora nel territorio temporaneamente occupato territori dell’Ucraina; di quelli che sono stati temporaneamente portati via dal territorio occupato dell’Ucraina verso il territorio russo», scrive sul suo profilo Facebook, fornendo anche l’indirizzo mail ufficiale del governo al quale inviare gli elenchi.

20 marzo 2023