«Manca un progetto per Roma»

Azione cattolica, Acli e Sant’Egidio: le attese dopo la visita di Francesco in Campidoglio, il 26 marzo. A cominciare dai temi toccati dal pontefice: i giovani, la paura dell’altro, la cura del bene comune

Il contributo delle nuove generazioni, la paura dell’altro, l’impegno per il bene comune. Sono tanti i temi toccati dal Santo Padre durante la sua recente visita in Campidoglio. Cosa rimane di quell’incontro? Lo abbiamo chiesto a Rosa Calabria, presidente dell’Azione cattolica di Roma, Lidia Borzì, presidente delle Acli provinciali di Roma, e Alberto Quattrucci, della Comunità di Sant’Egidio. Il Papa ha auspicato che allo splendore del passato si possa aggiungere il contributo delle nuove generazioni. In che modo? «Occorre dare fiducia ai giovani – risponde Rosa Calabria -. Spesso diciamo che devono darsi da fare ma poi noi adulti siamo i primi a essere diffidenti. E occorre educarli: i giovani sono quello che noi gli trasmettiamo».

rosa calabria azione cattolicaFrancesco ha detto «Non si temano la bontà e la carità» ma poi ci troviamo di fronte a episodi come quello di Torre Maura. La gente ha paura: come se ne esce? «Con più cultura, che non è solo lo studio. Penso che le persone stiano regredendo – incalza Calabria -, anche tanti cattolici hanno paura e ascoltano voci altisonanti che di cattolico hanno ben poco. Basta vedere cosa si legge sui social, è allarmante. Serve più formazione umana». Roma ha ancora la vocazione universale all’accoglienza? «Sembra di no, purtroppo. Io mi muovo con i mezzi pubblici e vedo che c’è sempre più intolleranza. Si è perso quel senso di accoglienza, di famiglia che c’è sempre stato. Dilaga una cultura del sospetto, che non apparteneva a questa città». Come rispondere all’invito del Papa a testimoniare l’attrattiva di una fede che si fa opera? «Non dobbiamo mai dimenticare – conclude la presidente di Ac – che noi cristiani crediamo nell’annuncio fatto da Gesù, non gridato ma vissuto in tutti gli ambienti. È quello che ci caratterizza. Umanamente è difficile ma questo impegno personale è l’unico modo per rispondere all’invito del Papa».

lidia borzì acli roma«Dalla visita del Papa – esordisce Lidia Borzì – è emersa una energia vitale, un senso di marcia che in questo momento sembra essersi un po’ smarrito in città. Il Papa ha dimostrato ancora una volta di essere non solo il capo di tutta la Chiesa ma anche un attento vescovo di Roma che conosce i problemi della sua città e non si limita ad affrontarli solo con la forza della fede ma mosso dalla concretezza. Per far sì che Roma diventi una città a misura di giovani – prosegue – bisogna lavorare con loro e non per loro. La strada maestra è quella di un’alleanza della comunità per rendere i giovani protagonisti con una serie di priorità: un lavoro dignitoso, la possibilità di partecipare alla vita sociale e politica, soprattutto di rendere la città accogliente. Da una ricerca che abbiamo fatto qualche anno fa e di cui presenteremo tra poche settimane la seconda edizione, risulta che un’alta percentuale di giovani non considera Roma una città accogliente e molti sono pronti a lasciarla. Penso che la “rete sociale” possa aiutare la città a fare uno scatto d’orgoglio: la Chiesa, l’università, la scuola, le istituzioni». Quali sono le aspirazioni dei giovani? «In cima – osserva Borzì – c’è la famiglia, però non riescono a formarla perché il lavoro è precario, non hanno tutele. Magari poi non gettano il cuore oltre l’ostacolo però vanno aiutati. Spero che gli amministratori facciano un cambio di passo. Li sentiamo molto distanti, siamo poco coinvolti, manca sussidiarietà».

Alberto Quattrucci Sant'EdigioMigranti e scartati sono stati al centro del discorso del Santo Padre. Sant’Egidio è in prima linea su questi fronti. Come ha recepito il suo messaggio? «Quello del Papa è stato un richiamo molto forte, che ci riporta alle origini della Comunità – risponde Alberto Quattrucci -. Crediamo che Roma debba ritrovare la sua vocazione di città accogliente, ridare valore alla vita umana, aspetti che spesso le amministrazioni, anche del passato, non si sono prese a cuore. Penso ai tanti comunicati in cui abbiamo denunciato il degrado delle periferie, la situazione dei rom, la solitudine degli anziani, la mancanza di attenzione ai senzatetto e alle fasce più deboli. Non lo dico per contestare, è un dato di fatto: Roma tra le grandi metropoli non è certo tra le più sovraffollate ma è una città simbolo in cui manca una visione generale, un progetto complessivo». Cosa vi aspettate dopo l’appello a cooperare per il bene comune? «Di essere più coinvolti, soprattutto più ascoltati – sottolinea Quattrucci -. Di solito, il meccanismo di questa linea di amministrazioni, non mi riferisco solo a Roma, è quello di provare a chiudere rapidamente i problemi con un decisionismo privo di spessore culturale e storico. Non si approfondiscono le tematiche e si decide, pur di liberarsi dei problemi, seguendo la voce del popolo, le sensazioni della gente, che non sempre sono quelle giuste. Per esempio, si sgombrano i rom da un quartiere ma non si pensa a un progetto educativo, di convivenza. In questo il Papa è profetico e agisce sì da capo della Chiesa ma soprattutto da vescovo di Roma».

9 aprile 2019